Boston, 50 anni fa alla maratona la ribellione di Kathrine che cambiò la storia dello sport

Boston, 50 anni fa alla maratona la ribellione di Kathrine che cambiò la storia dello sport
Ne avevano detto di tutti i colori pure a lei, anche che «le donne non possono correre la maratona perché l'utero si sarebbe abbassato al punto di impedire...

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Ne avevano detto di tutti i colori pure a lei, anche che «le donne non possono correre la maratona perché l'utero si sarebbe abbassato al punto di impedire le gravidanze». E un ufficiale di gara, Jack Semple, tentò persino di metterle le mani addosso per spingerla a ritirarsi, una scena ritratta in una delle cento foto che secondo LIfe hanno cambiato la storia del mondo.


Ma niente e nessuno avrebbe fermato la ventenne Kathrine Switzer che esattamente 50 anni fa si era iscritta alla maratona di Boston con il coraggio di sfidare l'establishment dello sport mondiale che non accettava le donne nella regina delle corse. Non che fosse proibito iscriversi, il regolamento non lo vietava, ma esattamente come non proibiva la gara agli abitanti di Plutone. Semplicemente non si accettava che una donna corresse i 42,195 chilometri della gara che resterà vietata alle donne anche alle Olimpiadi fino al 1984.

La Switzer voleva lanciare davvero un segnale: almeno altre sei donne nel mondo, Stati Uniti compresi, avevano partecipato ufficiosamente a maratone affiancandosi a maschi subito dopo la partenza e sparendo poco prima del traguardo. E l'anno prima, proprio a Boston, Roberta Gibb aveva gareggiato coprendosi il capo con il cappuccio di una felpa, stratagemma ben presto rivelato.  

Invece Kathrine Virginia, quel 19 aprile 1967, sfidò il mondo davanti a tutti e in diretta tv con il numero di pettorale 261 che ha indossato anche oggi a Boston a 50 anni da quell'exploit che scatenò durissime reazioni a cominciare da quell'aggressione poco dopo la partenza che venne bloccata da Tom Miller, compagno di gara della Switzer (pettorale 390) che sollevò l'ufficiale di gara machista e lo scaraventò fuori dalla strada dopo che l'uomo aveva tentato di strappare il pettorale alla Switzer urlando: "Vattene dalla mia gara". I capelli biondi a caschetto della studentessa di Syracuse ondeggiarono, la donna vacillò spaventata, poi riprese a correre chiudendo la gara in 4 ore e 20 minuti. Tre anni dopo, con la Switzer divenuta un'eroina delle battaglie per i diritti delle donne, la maratona di Boston aprì alle donne e nel 1974 la stessa giornalista (che firmava molti dei suoi gli articoli "K.W. Switzer" registrandosi nello stesso modo alla maratona del 1967 eludendo così i primi accertamenti degli organizzatori) vinse la gara di New York con il suo primato personale: 2 ore e 51 minuti. 


Dopo l'edizione di oggi il pettorale 261 è stato ritirato in segno di tributo alla Switzer che con il suo coraggio e la fondazione "261 Fearless" ha aiutato la donne a ottenere anche nello sport gli stessi diritti degli uomini. 


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Il Messaggero