Anne Hathaway: «Ho sbagliato, non dovevo pubblicare quella foto»

La neo mamma si pente pubblicamente e promette di non farlo più
Si dichiara colpevole Anne Hathaway per aver pubblicato una foto sui social. Mentre altre madri social gongolerebbero dei 144mila like acchiappati grazie allo scatto, lei si morde...

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Si dichiara colpevole Anne Hathaway per aver pubblicato una foto sui social. Mentre altre madri social gongolerebbero dei 144mila like acchiappati grazie allo scatto, lei si morde le mani per aver dato un’immagine del suo bimbo in pasto alla rete. Risale a pochi giorni fa il post che mostra Jonathan, un anno, intento a guardare mamma Anne mentre tiene il suo discorso al palazzo di vetro delle Nazioni Unite. Una foto peraltro molto discreta: l'immagine postata riprende infatti il bimbo di spalle mentre da casa guarda su un pc portatile la madre all'Onu. La Hathaway, infatti, ha aggiunto una nuova soddisfazione al suo già scintillante curriculum. Ambasciatrice Onu, ha scelto di lanciare sul tavolo la discussione intorno al congedo parentale:  «Una mamma americana su quattro deve tornare al lavoro due settimane dopo aver partorito perché non sarebbe in grado di sostenersi stando a casa», ha detto in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

 

Durante un’intervista al magazine Jezebel, però, ha confessato che avrebbe potuto tenersi la soddisfazione ed evitare di mettere in mondo visione quel quadretto familiare: «Non lo avevo mai fatto prima, e non appena l'ho fatto, anche se era solo una foto della sua testa, mi sono subito pentita. Anche se volevo mostrare un momento di cui sono molto fiera, non so se lo farò ancora. Probabilmente no». Insomma, Anne come tante mamme ha scoperto il senso di colpa o, molto più semplicemente, ha capito (a differenza di tanti genitori) che un post non è semplicemente un post e che i pericoli a cui esponiamo i bambini mettendo le loro immagini sui social vanno ben al di là dei commenti più o meno gradevoli che possono lasciare i followers.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero