A quale personaggio somigli? Il gioco di Facebook «ruba» i dati personali

Un articolo apparso su un quotidiano spagnolo rivela chi si cela dietro queste attività
Ogni giorno ne salta fuori uno e sono in tanti a cedere alla tentazione dei giochi trovati su Facebook. Un po’ per curiosità, un po’ per farsi una risata, un...

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Ogni giorno ne salta fuori uno e sono in tanti a cedere alla tentazione dei giochi trovati su Facebook. Un po’ per curiosità, un po’ per farsi una risata, un po’ (diciamolo) per acchiappare qualche like di cui l’autostima - nell’era digitale - ha così tanto bisogno. Uno degli ultimi tormentoni formato social è l’opzione «A quale personaggio famoso somigli?». A partire dalla tua foto profilo, il sistema elabora i tratti somatici e trova il tuo sosia in quel di Hollywood. E così ecco spuntare Keira Knightley o Ben Affleck (tra le centinaia di possibilità contemplate) e gli immancabili commenti degli amici che si divertono a confermare o a prenderti in giro. Attenzione, però, perché l'attività in questione - come altri giochini lanciati da Facebook - nasconde qualcosa in più di una presa in giro e in Spagna la polizia si è preoccupata di mettere in allerta il popolo della rete a partire da un articolo apparso su El Periódico: dietro questo (come dietro attività del tipo “Quale principessa Disney sei?” o ancora “Sei più angelo o diavolo?”) lavora l’impresa sudcoreana Vonvon. In che modo?


Sappiamo tutti che per visualizzare il risultato è necessario dare un’autorizzazione. La finestra che compare in questi casi informa che la compagnia avrà accesso ai dati dell’utente (nome, data di nascita, email, fotografie). Accettare questa condizione è l’unico modo per completare il gioco e sapere a quale personaggio somigli, nella fattispecie. Ma dove vanno a finire i dati che rileva l’impresa? Le informazioni vengono copiate e usate per pubblicizzare prodotti via mail o per «finalità di marketing» non ben specificate. Il giornale catalano, però, evidenzia come Vonvon grazie a quel semplice “accetto” sia poi autorizzata a trasmettere i dati ad altre compagnie o altre persone per «ottimizzare servizi e operazioni dei siti web».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero