Analfabeti funzionali e analfabeti digitali. Sono 8 su 10 gli italiani all'estero che parlano la lingua ma che fanno a pugni con le regole grammaticali e commettono errori sia...
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Per Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo, la lingua italiana sarebbe «un patrimonio da tutelare, sia lungo lo Stivale sia fuori dai confini del nostro Paese», al pari delle eccellenze nostrane che difendiamo a denti stretti come la cucina, l'arte e la moda. E a giudicare dal risultato della ricerca, come dargli torto. Oltre ad apostrofi, congiuntivi e punteggiatura, gli altri grandi nemici dell'italiano sono i pronomi (il 32% non riesce a capire quando usare i femminili invece dei maschili), e l'annosa scelta tra la C e la Q in parole come evacuare (sì, con la c) e gli accenti sulle e.
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Ancora, si dice un po, un po’ o un pò? Il 49% degli italiani all'estero non saprebbe rispondere. In molti hanno dubbi anche su quale sia la congiunzione usare tra “E o ed” e “A o ad” (37%). Lo ricordiamo: la semplice aggiunta della d eufonica deve essere fatta solo nel caso in cui la parola che segue cominci con una vocale. Altri strafalcioni? daccordo (32%), avvolte e pultroppo (25%) e propio bene (19%). Pensare che l'italiano è la lingua nazionale ufficiale di San Marino (25.000 che lo parlano), di alcuni cantoni della Svizzera (666.000) e di Città del Vaticano,oltre che in alcune aree della Croazia e della Slovenia. Importanti contingenti di madrelingua italiani risiedono anche in Albania, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Malta, Francia, Germania, Liechtenstein, Lussemburgo, Romania e Regno Unito.
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Il Messaggero