Insieme contro la crisi, il mondo dell'ospitalità si unisce e scriverà un manifesto

ph. Nicole Cavazzuti; Firenze, Ponte Vecchio
Non era mai accaduto che federazioni, associazioni, movimenti, produttori e imprenditori leader del mondo dell’ospitalità si riunissero insieme per discutere una...

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Non era mai accaduto che federazioni, associazioni, movimenti, produttori e imprenditori leader del mondo dell’ospitalità si riunissero insieme per discutere una strategia in comune. Lo hanno fatto online, nel contesto del ciclo di trasmissioni web tv sulla pagina Facebook della piattoforma ApeTime dal nome Hospitality, la prima tavola rotonda nazionale in diretta. La prima puntata, andata in onda la sera del 14 febbraio, è stata incentrata sull’argomento: riapertura di bar e ristoranti dopo le 18, si o no. E se sì, come? 

«Ci sono troppe divisioni nel settore, occorre fare sistema per agevolare la riprese delle attività nel segno della sicurezza. Ecco perché nessuno ha esistato ad accettare l'invito di Nicole Cavazzuti a partecipare alla tavola rotonda organizzata su ApeTime», commenta Alfredo Zini presidente di Botteghe Storiche di Milano, Monza, Lecco e Brianza. Insieme a lui, si sono confrontati Aldo Cursano vice presidente vicario della Fipe, Claudio Pica presidente della Fiepet Confesercenti di Roma, Giulio Amorosetti segretario di IHN, Roberta Pepi fondatrice dell’associazione Roma più bella, Giuseppe Capotosto presidente di Horeca Fondi Uniti, Alice Buttazzoni direttore commerciale di Opificium Spirits, Leonardo Veronesi titolare di Riva Bar a Riva del Garda e Giovanni De Filippis bar Manager del Red’s Cibarie e Miscele di Fondi. Assente, per problemi tecnici, Ferdindando Parisella, segretario di M.I.O. Italia, che ha seguito comunque in diretta la tavola rotonda su Facebook.


L'incontro è durato un'ora e mezza. La notizia principale è l'inedita promessa reciproca di impegnarsi a redigere un Manifesto in comune per suggerire insieme strade percorribili al governo. 
Diciamolo: non sarà facile, perché le differenze di visione tra le parti interessate non mancano. Anzi.


Ma ci sono anche dei punti in comune. Per esempio, tutti sono d'accordo sulla richiesta di riaprire fino alle 22, ma solo se fosse garantita una continuità lavorativa, e consci della necessità di spostare il coprifuoco almeno alle 23, qualora si optasse per questa soluzione. Nessuno vuole aprire i locai nel nome della disubbidienza civile e tutti osservano che per la ripresa del settore dell’ospitalità e per il rilancio dell’economia sia necessario che lo Stato prenda decisioni con una prospettiva di medio e lungo periodo. Diversamente, è impossibile organizzare e pianificare il lavoro. E si rischia di fallire. 
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Il Messaggero