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I MOTIVI
Il legale dell'imputato aveva impugnato la sentenza facendo riferimento, tra l'altro, a un vizio di motivazione. La difesa sosteneva che la decisione della Corte territoriale andasse annullata, perché, in quanto ai fumetti e ai "manga", i giudici avevano applicato una nozione di pornografia virtuale che superava di gran lunga quella contenuta dall'articolo 600 quater del codice penale, che riguarda appunto alla detenzione di materiale pedopornografico e riguarda anche immagini "virtuali".
I CARTONI
E i giudici ribadiscono come debba condividersi il richiamo della Corte d'Appello alle sentenze che hanno conferito «rilevanza penale non solo alla riproduzione reale del minore in una situazione di fisicità pornografica, ma anche a disegni, pitture, e tutto ciò che sia idoneo a dare allo spettatore l'idea che l'oggetto della rappresentazione pornografica sia un minore: elaborazione che consente di ritenere immune da censure la conferma della decisione di condanna sia per i fumetti, sia per le illustrazioni del racconto erotico raffiguranti minori impegnati in atti incestuosi o altre attività sessuali». Per la Cassazione non c'è alcuna differenza tra immagini reali e tavole disegnate: entrambe sono da considerarsi materiali pedopornografici e quindi il loro possesso costituisce un reato. Basta che fumetti o un cartoni animati abbiano una qualità rappresentativa «tale da far apparire come accadute o realizzabili nella realtà e quindi vere, ovvero verosimili, situazioni non reali, ossia frutto di immaginazione di attività sessuali coinvolgenti bambini e bambine».
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IL FENOMENO
A partire dalla metà degli anni Novanta, il fenomeno dei manga si è molto diffuso in Europa, arrivando nel 2004 a rappresentare circa un terzo delle vendite di fumetti in Francia. Secondo la Japan trade organization, le vendite di manga hanno raggiunto 212,6 milioni di dollari nelle sole Francia e Germania nel 2006. E proprio la Francia rappresenta circa il 50 per cento del mercato europeo per i fumetti giapponesi ed è il secondo mercato mondiale dopo il Giappone. In Italia sono state le case editrici Glenat, Granata Press e Star Comics, a tradurre i fumetti. Secondo l'Associazione italiana editori, il valore del venduto, espresso in termini di prezzo di copertina, è quasi triplicato negli ultimi anni, passando da 36,450 milioni di euro nel 2019 a 100,245 milioni nel 2021.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero