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Passata la crisi legata al Covid e depositata la polvere che avrà lasciato, difficilmente sarà possibile trattare questa come una semplice parentesi senza conseguenze tanto dal punto di vista economico che dei comportamenti individuali di ciascuno di noi.
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Come segnala l'Istat, ad esempio, nei primi nove mesi dell'anno le vendite di prodotti non alimentari hanno registrato un calo del 13%, a fronte di un +3% dei beni alimentari e del boom del commercio elettronico a +29,2%: la riduzione delle occasioni di socialità, sia sul piano professionale che personale, ha inevitabilmente ridotto le spese ad esse connesse, dalla mobilità all'abbigliamento, dal turismo all'intrattenimento. Nel contempo, gli acquisti online hanno rappresentato per molti una scoperta e inevitabilmente introdotto nuovi comportamenti, che solo in parte ritorneranno alla condizione precedente una volta rientrati nella "nuova normalità".
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"La stessa spesa alimentare online - segnala Andrea Boscaro, esperto di e-commerce e partner di The Vortex - è arrivata a rappresentare l'1,8% del volume d'affari del comparto, a partire dallo 0,8% del 2019. Dopo il boom di marzo e aprile tale valore si è ridotto, ma si è attestato al 1,3% e le aziende del settore si sono attrezzate per adeguarsi ad aspettative differenti. Ad esempio il click and collect, con il ritiro di persona presso il punto vendita senza spese di spedizione e senza contatto, è passato dall'8,3% al 15% del totale degli acquisti online, con ricadute sull'organizzazione delle insegne della GDO, la grande distribuzione organizzata".
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"Nel contempo - ricorda ancora Boscaro - gli stessi produttori hanno lanciato iniziative e-commerce proprie, come nel caso di Spacciogranarolo.it, sfruttando la propensione dei consumatori (il 43% di chi ha effettuato un ordine alimentare online) a servirsi dei siti specialisti. Fra questi Eataly, Alcenero e Foodscovery stanno affiancandosi alle enoteche online, che hanno sperimentato tassi di crescita a tre cifre".
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Se l'e-commerce alimentare resterà anche quando l'emergenza sanitaria del Covid sarà rientrata, importanti saranno però gli strascichi della crisi nella distribuzione non alimentare: i negozi indipendenti e il personale che opera nei punti vendita delle grandi catene sono le vittime più preoccupanti del calo dei consumi del 2020 che, registra l'Istat, è del 11,3% per le piccole superfici e del 2,8% della grande distribuzione.
"Il Covid non è una livella che colpisce tutti allo stesso modo, ma un pettine su cui rimangono in modo ancor più evidente le diseguaglianze del nostro Paese - conclude Boscaro - e la propensione a ricorrere agli acquisti online rappresenta un detonatore per le difficoltà di chi opera nel commercio di prossimità, a meno che non si sostengano iniziative per supportare la presenza online anche di tali realtà. I progetti di delivery commerce, che hanno visto collaborare i commercianti in moltissime aree d'Italia, e la maggior attenzione al vendere sui marketplace, hanno rappresentato una reazione appassionata al cambiamento e potrà aiutare il ritorno alla normalità anche quando tornerà la possibilità di fare shopping in modo sereno a piacevole in negozio. Vendere online ha a che fare con la psicologia tanto quanto a che fare con la tecnologia: per questo le competenze di chi si occupa di relazione con il cliente sono punti di forza determinanti anche in Rete. Il resto è una tecnica che è possibile imparare”.
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Il Messaggero