Chi tocca la scuola muore. E anche Lucia Azzolina (politicamente) non sta messa affatto bene. La maledizione di fare il ministro dell’Istruzione è un topos della...
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Ma di solito, al tempo della Dc trionfante, al dicastero di Viale Trastevere non sono stati destinati i big - si pensi a personaggi ormai dimenticati e mai brillanti come Franca Falcucci - ma per lo più figure minori. E comunque, la scuola è sempre stata la grana peggiore che potesse capitare a un politico. Lo strapotere dei sindacati è invincibile. E se c’è qualche ministro (anzi molti) che ci ha messo del suo - pessima per esempio la performance del predecessore della Azzolina, quel Fioramonti ex grillino che ne sparava una al giorno - c’è anche da dire che la grana scolastica è così terribilmente difficile da maneggiare che perfino un premier, e parliamo di Renzi, che ha fatto assumere nella scuola moltissimi insegnanti invece di venire ringraziato proprio sull’istruzione ha cominciato ad essere massacrato e dall’iniziativa della riforma BuonaScuola è cominciato il suo declino.
Intellettuali e sapienti di primissimo livello, e dotati anche di capacità politiche indubbie, quali Luigi Berlinguer e Tullio De Mauro, da ministri dell’Istruzione innamoratissimi del mondo della scuola hanno dovuto sopportare le pene dell’inferno.
La riforma Berlinguer, che ha fatto storia ed è stato il primo vero tentativo dai tempi di Gentile di svecchiare il settore e di sintonizzarlo con la modernità, ha attirato sul suo titolare critiche, polemiche, cattiverie, pregiudizi che ancora non si sono placati. E infatti Berlinguer, che da professore universitario, rettore, politico e ministro alla scuola ha dato l’impegno di una vita ancora - senza rancore e con la lucidità di un riformista che non si arrende mai, anche a 87 anni quanti ne ha adesso - racconta gli ostacoli e le traversie trascorse: «Mi sono dovuto misurare con ogni tipo di ostilità».
De Mauro, altro ex ministro e padre della lingua italiana, dichiarava di essere uscito malconcio e provato dall’esperienza nel Palazzo di Viale Trastevere. Ora tocca alla Azzolina dibattersi nella palude e di attraversare il campo minato, con l’aggravante di non avare la grandezza di alcuni dei suoi predecessori e neppure lo straccio di una vera idea. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero