Maestra senza soldi: «A 47 anni sono costretta a chiedere aiuto ai parenti per fare la spesa, è umiliante»

Nella scuola privata le era mai capitato di non ricevere lo stipendio? "No, mai", spiega Caterina

Maestra senza soldi: «A 47 anni sono costretta a chiedere i soldi ai parenti per fare la spesa, è umiliante»
Caterina Barrili, 47 anni, maestra di scuola materna nelle scuole di Cagliari. Da quanto tempo non prende lo stipendio? ...

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Caterina Barrili, 47 anni, maestra di scuola materna nelle scuole di Cagliari. Da quanto tempo non prende lo stipendio?


«Ho iniziato a lavorare il 4 ottobre scorso e non ho ancora ricevuto niente».
Quando ha iniziato a insegnare?
«Venti anni fa. Prima nelle scuole private e poi, dal 2016, in quella pubblica».
Nella scuola privata le era mai capitato di non ricevere lo stipendio?
«No, mai. Anche perché nella scuola privata arriva l'ispettorato del lavoro ed è un rischio comportarsi scorrettamente con il personale. Nella scuola pubblica non succede. Quando sono passata alla scuola statale pensavo di andare meglio, di avere maggiori tutele ma evidentemente mi sbagliavo».
Le retribuzioni dovrebbero arrivare il 19 gennaio, qualcosa si muove?
«Lo spero, attendiamo lo stipendio ma non siamo molto fiduciosi: basta considerare che la norma che regola i nostri pagamenti esiste già e risale al 2016: dobbiamo essere retribuiti il giorno 30 del mese successivo. Ma non è così. Purtroppo viviamo una situazione molto pesante».
In che situazione si trova?
«Personalmente il 31 dicembre scorso ho finito tutti i soldi: ho pagato il mutuo e ora non ho più niente».
Come fa a mantenersi?
«Sono costretta a chiedere i soldi ai parenti per fare la spesa. Mi sento umiliata, mi sono sempre mantenuta da sola e adesso alla mia età devo chiedere aiuto».

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Quanto durano i suoi contratti?
«Lavoro tutti i giorni con un contratto che andrà avanti fino a fine giugno. All'inizio, quando sono stata convocata, mi sono sentita fortunata: non pensavo che non sarei stata retribuita per mesi».
Come mai una supplenza annuale passa per supplenza breve?
«Perché mi ha convocata la scuola dalla graduatoria di istituto, non attraverso le liste del provveditorato, quindi il pagamento segue l'iter delle supplenze brevi. Lavoriamo come tutti gli altri ma non abbiamo lo stesso trattamento».
Le piace il suo lavoro?
«Molto. Lavorare con i bambini è la mia vita e per anni sono andata avanti con la convinzione di dover dare il meglio: seguo corsi di formazione a mie spese visto che lo Stato non ci dà la carta del docente come fa con gli insegnanti di ruolo. Anche in questo esiste una profonda disparità di trattamento».
Ha ancora quella convinzione di dover dare il meglio?


«Sì certo ma vivo anche un profondo malessere, perché sto perdendo l'entusiasmo e non mi era mai successo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero