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Giocano a fare la conta ma sono sempre troppo pochi. I bambini che frequentano gli asili nido in Italia, infatti, dovrebbero essere molti di più. Ed è su questo deficit, che ricade inevitabilmente sulle famiglie, che dovrà intervenire ora il Pnrr. I dati, in base alle ultime rilevazioni dell'Istat, parlano chiaro: in Italia i bambini sotto i 3 anni di età, che frequentano una qualsiasi struttura educativa, sono il 26,3% del totale. Si tratta di un valore decisamente inferiore alla media europea che si attesta invece al 35,3%. E comunque, al di sotto del target del 33%, richiesto dall'Unione europea. Adesso quindi l'obiettivo è ampliare l'offerta per le famiglie, possibilmente in tempo per il prossimo anno scolastico. E i fondi del Pnrr, infatti, sono indirizzati anche a quello, ma il tempo intanto corre. In Italia oggi sono 13.834 i servizi educativi destinati alla prima infanzia con oltre 361 mila posti autorizzati e solo per metà si tratta di strutture pubbliche.
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LE DIFFERENZE
La copertura del 26% dei bimbi tra zero e tre anni presenta inoltre forti differenze tra Nord e Sud e il saldo, come spesso accade, è sempre negativo per il Meridione: il Nord-est e pure il Centro Italia presentano la copertura sopra il target europeo rispettivamente con il 34,5% e il 35,3%. Le regioni del Nord-ovest restano invece al di sotto della soglia ma non troppo distanti con il 31,4%. In coda ci sono invece le regioni del Sud, che si fermano su una media al 14,5%, e quelle delle Isole al 15,7%. Sulla gestione degli asili nido, affidata agli enti locali, si fa sentire la differenza tra regione e regione se non addirittura tra comune e comune. A livello regionale, infatti, spicca l'offerta di posti della Valle D'Aosta con un 43,9% di copertura, seguita da diverse regioni del Centro-nord, che sono tutte sopra il target europeo. Dal 2019 superano il 33% anche il Lazio, con il 24,3% di offerta, e il Friuli-Venezia Giulia con il 33,7%. In coda invece ci sono le regioni del Mezzogiorno, come Campania e Calabria, ferme ancora sotto l'11%. La situazione per le famiglie migliora nei capoluoghi di provincia dove viene raggiunta una media del 34,8% di copertura.
LE DIFFICOLTÀ DELLE CITTÀ
Tra i comuni intorno ai quali gravitano le maggiori aree metropolitane del Centro-nord, ci sono città come Roma, Firenze e Bologna che si collocano sopra il 45% di copertura ma sono in netto distacco da quelle del Sud e delle Isole, dove la copertura non raggiunge comunque il 20%, ad eccezione di Cagliari.
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L'ALLARME DEI GENITORI
Un altro aspetto che influenza la scelta delle famiglie, oltre alla mancanza di posti disponibili, è il costo: le famiglie con due redditi hanno maggiore probabilità di iscrivere i bambini al nido. Ma c'è anche chi, come una mamma di Milano, è stata costretta a rinuncare al lavoro per badare i suoi bimbi. Basti pensare che il reddito netto annuo delle famiglie con bambini che frequentano il nido è di 24.213 euro, contro un reddito medio di 17.706 euro delle famiglie che non mandano il bambino in una struttura educativa. In generale, infatti, i tassi di frequenza aumentano all'aumentare della fascia di reddito delle famiglie. E allora è necessario investire sull'ampliamento all'offerta per andare incontro alle famiglie che ne hanno bisogno. Il Pnrr ha previsto per i nidi uno stanziamento di oltre 3,1 miliardi di euro con cui si passerebbe dall'attuale copertura del 26,6% al 45,5% entro la fine del 2025. Sarebbe un bel salto in avanti per l'Italia che, comunque, non andrebbe a pareggiare i conti con il resto d'Europa: in altri paesi del Mediterraneo si registrano tassi di frequenza ben superiori. In Francia si arriva al 50,8% di copertura e in Spagna addirittura 57,4%.
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Il Messaggero