Lo scorso 21 dicembre qualcosa di unico è successo nello spazio: mentre sulla Terra stavano per svegliarsi il Krakatoa e l'Etna, nel buio dello spazio profondo anche un...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Fra le 13 e le 14 ora italiana del 21 dicembre scorso è successo qualcosa di unico: Juno ha fotografato un'eruzione in corso con ben quattro dei suoi strumenti, la JunoCam, la Stellar Reference Unit (Sru), l'Ultraviolet Imaging Spectrograph (Uvs) e la Jovian Infrared Auroral Mapper (Jiram), strumento, quest'ultimo, a guida italiana» annuncia l'Istituto Nazionale di Astrofisica sul suo sito istituzionale.
La sonda della Nasa assisteva ha assistito «in diretta a uno spettacolo che è difficile anche solo immaginare: un'eruzione vulcanica sulla luna Io. Un fenomeno - scrive il ricercatore Marco Malaspina su media.inaf.it - al tempo stesso raro e frequente. Raro perché, nell'intero Sistema solare, sono solo cinque i corpi sui quali si ritiene esservi attività vulcanica: oltre che sulla Terra, è stata osservata su Venere, probabilmente sulla luna di Saturno Encelado e sulla luna di Nettuno Tritone, e certamente su Io, appunto. Frequente perché, fra i cinque, Io è il corpo vulcanicamente più attivo».
L'attività vulcanica sulla luna Io di Giove è stata osservata, spiega l'astrofisico dell'Inaf, da 300mila chilometri di distanza, in diverse bande spettrali, proprio mentre era in corso l'eruzione. «Sebbene le lune di Giove non siano gli obiettivi primari di Jiram, ogni volta che passiamo vicino a una di esse ne approfittiamo per compiere osservazioni» dice Alberto Adriani, ricercatore all'Inaf Iaps di Roma e responsabile di Jiram. Lo strumento, il cui nome per esteso è Jovian InfraRed Auroral Mapper, è ritenuto il 'cuore' della missione Juno, è stato finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana ed è stato realizzato dalla Divisione Sistemi Avionici e Spaziali di Leonardo a Campi Bisenzio e operato sotto la responsabilità scientifica dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell'Inaf. «Lo strumento è sensibile alle lunghezze d'onda dell'infrarosso, che sono perfette per studiare il vulcanismo di Io. Questa è una delle migliori immagini di Io che Jiram sia stata in grado di raccogliere fino a oggi» aggiunge Adriani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero