Maltempo, bombe d'acqua sempre più violente. «Colpa del riscaldamento globale»

Le bombe d’acqua in Italia - o più precisamente i violenti nubifragi, come preferiscono definirli gli scienziati - sono il segno tangibile di un problema globale: i...

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Le bombe d’acqua in Italia - o più precisamente i violenti nubifragi, come preferiscono definirli gli scienziati - sono il segno tangibile di un problema globale: i cambiamenti climatici. L’alluvione di Milano e Palermo, quindi, è l’effetto evidente di quello che riscaldamento globale sta facendo al nostro territorio. «Non possiamo ancora dire se questi nubifragi sono aumentati in frequenza, ma certamente è evidente che a essere aumentata è la loro intensità», spiega Antonello Pasini, fisico del clima dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche. In che modo è presto detto.


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«Con l’aumento del riscaldamento globale - spiega Pasini - il mare diventa più caldo e di conseguenza c’è una maggiore evaporazione. Le molecole d’acqua evaporate sono i mattoncini con cui si costruiscono le nubi e la pioggia cade appunto da queste nubi». Ma ad aumentare l’intensità delle precipitazioni, creando appunto «bombe d’acqua», è l’energia sprigionata dal calore. «Il mare caldo fornisce energia all’atmosfera che, come ci suggeriscono le leggi della termodinamica, viene poi scaricata sul territorio», dice l’esperto.
 
Due sono le cose che possiamo fare per proteggerci dalla violenza di questi eventi. «La prima è quella di evitare che a temperatura aumenti ancora di più», sottolinea Pasini. «Dobbiamo mitigare il riscaldamento globale e l’unico modo con cui possiamo farlo è ridurre le emissioni di gas inquinanti in atmosfera», aggiunge. In secondo luogo, dobbiamo adattare il nostro territorio in modo che riesca a far fronte all’intensità di questi eventi atmosferici. E su questo siamo ben lontani, se pensiamo che il 90 per cento del nostro territorio è considerato a rischio idrogeologico. Con conseguenze devastanti, anche in termini di vite umane. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche, dal 2000 a oggi in Italia hanno perso la vita in totale oltre 430 persone a causa del dissesto idrogeologico. La manutenzione del territorio, seppur necessaria e fondamentale, non basta. Almeno non finché non sarà completa.
 

«Per minimizzare i danni sarebbe necessaria una pianificazione per educare la popolazione sui comportamenti corretti da seguire in caso di fenomeni estremi», afferma Claudio Cassardo, docente di Fisica dell’atmosfera presso l’Università di Torino. «Bisogna rendere noti i comportamenti corretti da seguire durante queste situazioni emergenziali – commenta l’esperto –. Anzitutto è importante imparare a riconoscere la situazione in modo da poter agire di conseguenza, e in secondo luogo serve che tutti siano a conoscenza dei pericoli in cui si incorre in caso di atteggiamenti rischiosi. I cittadini devono sapere che durante i nubifragi è necessario evitare i sottopassaggi, ma anche le fotografie delle alluvioni, le nuotate nei vortici provocati dagli allagamenti».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero