Non solo Greta Thunberg, anche gli esperti del clima lanciano l'allarme. «Il cambiamento climatico è in atto, siamo nel mezzo di una crisi climatica» e gli...
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Monte Bianco, dati choc dal radar. «Il ghiacciaio scivola 35 cm al giorno»
«In questo ultimo rapporto dell'Ipcc emerge un dato allarmante, il riscaldamento globale sta accelerando e questo è particolarmente evidente negli oceani e la criosfera, cioè le parti ghiacciate del nostro pianeta.
Importante chiarire, sottolinea, che «questo è un valore mediato su tutta la Terra. Quanto più ci si avvicina alle coste questi millimetri cominciano a diventare centimetri soprattutto nelle fasce tropicali e alle medie latitudini, il Mediterraneo è una di queste, e diventano metri nel momento in cui proietto questo trend per 50, 100 anni». Le conseguenze del riscaldamento globale sugli oceani e sui mari ci devono far riflettere perché proprio alcuni loro meccanismi, cioè la capacità di assorbimento del calore e di cattura della CO2 («assorbono un quarto della CO2 emessa in atmosfera», dice Sannino), ci hanno permesso di contenere le conseguenze delle emissioni in atmosfera di CO2 e del riscaldamento globale.
«L'enorme capacità termica dei mari e la loro propensione all'assorbimento di CO2 ci ha consentito di limitare i danni prodotti dalle emissioni dei gas serra. In cambio però di questo lavoro i mari sono diventati più acidi ed hanno aumentano il loro volume favorendo ulteriormente l'innalzamento del livello del mare - spiega Sannino - Quindi grazie alla presenza degli oceani il riscaldamento globale per ora si è attestato a circa +1°C di temperatura rispetto al periodo preindustriale ma di contro i mari hanno reagito a questa "indigestione" di CO2 diventando più acidi con impatti importanti sull'ecosistema». «Grazie alla sua enorme capacità termica l'oceano è definito "il motore del clima" - avverte - una delle componenti più importanti del sistema climatico e siamo riusciti a modificarlo».
A rischio sono anche meccanismi, citati nel rapporto, al centro di studi che l'Enea conduce con partner europei, che regolano la «respirazione» del Mediterraneo. «Il sistematico riscaldamento degli strati superficiali dell'oceano e del Mediterraneo in particolare inibisce il rimescolamento dei vari strati d'acqua e, di conseguenza, l'apporto di ossigeno e sostanze nutritive per la vita marina. In assenza di misure per la riduzione delle emissioni di CO2 questi processi di rimescolamento saranno fortemente ridimensionati, fino a ridursi a zero a fine secolo con ripercussioni senza precedenti sull'ecosistema marino mediterraneo», spiega.
Dunque «il messaggio del rapporto è questo: i prossimi anni risultano cruciali; le analisi scientifiche sintetizzate nel rapporto dimostrano che solo se agiamo subito, riducendo in maniera drastica le emissioni di CO2 entro i prossimi 10 anni, saremo in grado di contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto alla temperatura media preindustriale. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessaria una revisione profonda delle politiche energetiche a livello internazionale. In altre parole la transizione energetica verso un modello basato fondamentalmente sulle rinnovabili deve avvenire molto più rapidamente di quanto attualmente previsto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero