Voglia di stritolare in un abbraccio il proprio cucciolo peloso o di “mangiare di baci” un bimbo che fa un sorriso tenero, di dargli un buffetto sulle guance paffute?...
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Guidati da Katherine Stavropoulos, gli studiosi hanno reclutato 54 partecipanti, tra 18 e 40 anni. Tutti hanno accettato di indossare caschi con elettrodi, mentre esaminavano quattro blocchi di 32 fotografie divise in 4 categorie: bambini carini e altri che lo erano meno, cuccioli teneri o animali adulti che ispiravano meno. Dopo aver visto ciascun blocco di immagini, ai partecipanti è stata sottoposta una serie di affermazioni, con le quali dovevano dire quanto fossero concordi. Il sondaggio è stato progettato per valutare quanta aggressività tenera avessero sperimentato. È stato chiesto loro anche quanto si sentissero “sopraffatti”. travolti, e con la voglia di prendersi cura dell'animale o del bimbo che avevano visto. Usando l'elettrofisiologia, è stata misurata l'attività cerebrale prima, durante e dopo. In coloro che hanno sperimentato la 'cute aggression' i risultati hanno offerto una prova diretta che sia il sistema di ricompensa del cervello che quello emotivo sono coinvolti nel fenomeno.
La relazione tra quanto è carino qualcosa e quanta aggressività tenera si sperimenta sembra inoltre essere legata a quanto si è sopraffatti. In sostanza, lo studio sembra evidenziare che la “cute aggression” è il modo del cervello di mediare con la sensazione di sopraffazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero