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È necessario «rafforzare» le misure in tutto il Paese per «contenere» la diffusione delle varianti del Covid. Con il governo che deve ancora ottenere la fiducia in Parlamento, gli esperti rilanciano l'allarme: dall'Istituto superiore di Sanità al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie fino al Comitato tecnico scientifico, l'input è sempre lo stesso. Fino a quando non si rallenta la corsa del virus è impossibile pensare ad un allentamento delle restrizioni.
Varianti Covid, Ecdc: «Rischio alto». Allarme per quella inglese
Lo studio
Un messaggio chiaro che potrebbe portare ad un'ulteriore stretta e che l'esecutivo valuta, come conferma il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini al termine della riunione con il Cts. «La pandemia è ancora forte, non si può scherzare. Se è necessario fare scelte di rigore si fanno». Ma la prima a dividersi sulla linea è la comunità scientifica: lockdown duro per un paio di settimane o interventi «selettivi». Che la situazione sia seria, gli esperti e i tecnici lo dicono e lo scrivono nei documenti ufficiali da giorni. E la nota con cui palazzo Chigi ha intestato al governo l'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza per bloccare l'apertura degli impianti da sci - sapendo di scatenare la protesta dei governatori del Nord e della parte della nuova maggioranza che li sostiene, Lega in testa - è la conferma che la linea scelta è quella del rigore.
Variante inglese, impennata di contagi (+65%) a Pescara. «Serve lockdown duro»
I numeri
L'analisi degli scienziati non lascia spazio a interpretazioni. «La diffusione di varianti con maggiore trasmissibilità - dice lo studio dell' Iss - può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguata». Una posizione che è sulla stessa linea di quella del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). «La situazione è molto preoccupante» sottolinea la direttrice Andrea Ammon, che poi avverte: se non vengono mantenute o «addirittura rafforzate» le misure, nei prossimi mesi potrebbe esserci un «aumento significativo dei casi e dei decessi». Già nel verbale di venerdì, dunque, il Cts aveva sottolineato la necessità di un «rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure», sia a livello nazionale che locale, «evitando ulteriori misure di rilascio». Un messaggio che era arrivato fin dentro il Consiglio dei ministri di sabato e che ha portato all'ordinanza di chiusura. Su come intervenire, però, gli scienziati non sono così compatti.
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L'appello del consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi - lockdown totale per un periodo di tempo limitato - è stato raccolto dal virologo Andrea Crisanti e dall'infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli, secondo il quale però una chiusura totale avrebbe senso se accompagnata da una vaccinazione di massa.
Ma poi aggiunge: «non mi sembra che stia risolvendo molte delle questioni aperte, penso che avrà bisogno di una mano». Aiuto che, per la Lega e soprattutto per Forza Italia, ha il nome di Guido Bertolaso, come ammette alla luce del sole Antonio Tajani. «Confermare Arcuri sarebbe un errore. La soluzione? Bertolaso». Al di là dei singoli, la richiesta è quella di un «cambio di passo», soprattutto nel rapporto con i territori. Da Zaia a Cirio fino a Fedriga e Fontana, i governatori hanno criticato pesantemente la decisione di chiudere gli impianti all'ultimo minuto. Ma l'obiettivo reale è un altro ed è di pesare di più nelle scelte che vengono fatte. Lo stesso presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini conferma che è un problema di metodo. «Spero sia l'ultima volta, è inaccettabile. Abbiamo appreso dalle agenzie stampa cosa sia successo, chiediamo agli esperti meno interviste e un pò più di lavoro dove si deve discutere». Parole alle quali risponde la Gelmini, promettendo un'inversione di rotta: «va cambiato il metodo di comunicazione».
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Variante inglese nell'88% delle regioni
La variante inglese è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano, almeno nell'88% delle regioni secondo i risultati dell'indagine rapida condotta il 4 e 5 febbraio da Istituto Superiore di Sanità ( Iss) e ministero della Salute. Una diffusione notevole dovuta alla maggiore facilità con cui si trasmette questa variante, indicata con la sigla B.1.1.7 e una delle tre che stanno circolando nel nostro Paese, accanto alla brasiliana e alla sudafricana. È un quadro tutt'altro che uniforme, quello che emerge dai primissimi rilievi fatti nelle regioni, e che indica come in alcune di esse la prevalenza della variante inglese, ossia il numero di casi identificati nei due giorni dell'indagine dell' Iss, raggiunga il 59%. Ô possibile alla luce del fatto che questa variante è più contagiosa dal 30% al 50% e potrebbe avere una mortalità superiore dal 30% al 70% rispetto ad «altre varianti non preoccupanti» in circolazione, secondo quanto scrivono gli esperti del New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group (NEVRTAG), il gruppo britannico che assiste il governo nella gestione della pandemia e basati su 12 indagini indipendenti condotte in Gran Bretagna, dove la variante è stata scoperta il 20 settembre 2020. Campanelli d'allarme arrivano dalle stesse regioni, a partire dall'Abruzzo, dove a Pescara il 65% dei contagi si deve alla variante inglese, secondo le stime del laboratorio di Genetica molecolare dell'Università di Chieti. «La variante è ora dominante», afferma il direttore della struttura, Liborio Stuppia. In Campania l'Unità di crisi della Regione ha comunicato che un caso positivo su quattro è causato dalla variante inglese, e in Liguria è stata invece isolata la variante sudafricana in una paziente di 25 anni rientrata dall'estero.
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