Vaccino subito in Gran Bretagna. L'Ema: «Procedura lunga per l'Ue più appropriata»

Nelle ultime due settimane di dicembre gli italiani, ma in realtà tutti gli europei, vedranno britannici e americani che cominceranno a vaccinarsi. Ma dovranno...

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Nelle ultime due settimane di dicembre gli italiani, ma in realtà tutti gli europei, vedranno britannici e americani che cominceranno a vaccinarsi. Ma dovranno aspettare, perché nella migliore delle ipotesi solo nei primi giorni di febbraio l'operazione comincerà anche in Italia e nel resto dell'Unione europea. Come è possibile? Nel giorno che resterà nei libri di storia, con il primo vaccino anti Covid autorizzato da una grande nazione occidentale come il Regno Unito a meno di un anno dall'inizio della pandemia, la frase del ministro della Salute britannico, Matt Hancock, spiega bene come nella corsa della scienza ci sia anche un fattore importante legato agli equilibri geopolitici: «Grazie alla Brexit non siamo più legati all'agenzia europea, l'Ema, e siamo in grado di prendere una decisione basata sul via libera della nostra autorità di regolazione nazionale, un regolatore di prim'ordine a livello mondiale, non secondo l'andatura degli Europei che si muovono un po' più lentamente». Chiaro no? L'Unione europea è lenta, noi britannici senza i lacciuoli della Ue siamo più efficienti: ovviamente è una tesi propagandistica, ma che ha il suo effetto. Subito è arrivata la replica dell'Ema (l'agenzia europea per i medicinali, incaricata di approvare i vaccini Covid-19 per l'Unione Europea): la nostra procedura di approvazione più lunga è più appropriata in quanto si basa su più prove e richiedeva più controlli rispetto all'emergenza procedura scelta dalla Gran Bretagna (così riporta la Reuters).

Secondo il governo britannico, al contrario, Brexit consente al Regno Unito di avere il vaccino a disposizione prima dell'Unione europea, visto che Ema (l'autorità regolatoria della Ue) si pronuncerà solo il 29 dicembre sul prodotto sviluppato da Pfizer e BioNTech. E gli americani? Il via libera di Fda, non solo per Pfizer-BioNTech, ma anche per il vaccino di Moderna, è atteso entro questa settimana. Per questo i voli cargo di Unites Airlines da giorni stanno facendo la spola tra vari punti degli Stati Uniti per consegnare le prime fiale e anche in America si dà per scontato che la prossima settimana partirà la vaccinazione degli operatori sanitari. Stesso discorso per il Regno Unito che da giorni avva preallertato gli ospedali, avvertendo di tenersi pronti all'avvio della vaccinazione per medici e infermieri.

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Ovviamente, il maggior tempo richiesto da Ema per esaminare il materiale inviato da Pfizer (ma anche da Moderna) non è di per sé un fatto negativo, perché comunque ci sarà maggiore attenzione nel valutare tutti i dati della sperimentazione. Resta un altro paradosso: il Regno Unito, ma anche l'Italia, aveva grandi attese per il vaccino sviluppato dall'Università di Oxford, in collaborazione con Irbm di Pomezia, prodotto e commercializzato da una multinazionale in parte britiannica, AstraZeneca. Si tratta di un vaccino che ha già dato ottimi risultati di efficacia (almeno il 70 per cento) e che ha meno problemi di distribuzione rispetto a Pfizer (non necessita di essere conservato a una temperatura inferiore a meno 70 gradi), ma si è reso necessario un approfondimento sulla sperimentazione e questo allungherà di qualche settimana i tempi. Così oggi il Regno Unito ha autorizzato un vaccino prodotto dall'americana Pfizer in collaborazione con la tedesca BioNTech (altro paradosso, la Germania dovrà attendere come il resto dell'Unione europea i tempi dell'Ema).

Regno Unito e Usa partiranno nei prossimi giorni con la vaccinazione degli operatori sanitari, l'Italia e il resto della Ue faranno lo stesso, ma con almeno quattro settimane di ritardo, se non di più. In questo modo, pare probabile che il raggiungimento di un controllo diffuso della pandemia possa avvenire prima nel Regno Unito e negli Usa. Intanto, la Cina, dove i casi positivi sono rarissimi, ha già iniziato a vaccinare con prodotti sviluppati da grandi compagnie  farmaceutiche locali alcune categorie di persone. Il vaccino russo Sputnik sta completando la sperimentazione anche in India (dove però sarà prodotto anche quello di AstraZeneca) e perfino in un paese dellla Ue come l'Ungheria. La grande partita geopolitica dei vaccini nello scacchiere internazionale è appena cominciata. 

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Il Messaggero