Vaccino, la Germania valuta il ritardo della seconda dose: «Così più sieri disponibili»

Vaccino, la Germania valuta il ritardo della seconda dose: «Così più sieri disponibili»
Il ministero della Salute tedesco vuole il parere di una commissione indipendente sull'opportunità o meno di ritardare oltre il massimo di 42 giorni ora previsti la...

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Il ministero della Salute tedesco vuole il parere di una commissione indipendente sull'opportunità o meno di ritardare oltre il massimo di 42 giorni ora previsti la somministrazione di una seconda dose del vaccino anti Covid Pfizer-BioNTech. È quanto emerge da un documento citato dalla Reuters sul proprio sito web. Si tratterebbe - qualora la Germania decidesse di procedere in tal senso - di una mossa simile a quella del Regno Unito per gestire meglio le forniture ancora scarse di dosi. 

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Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn - riferisce Der Spiegel citando il documento interno al ministero della Sanità tedesco - sta valutando una serie di misure per velocizzare la campagna vaccinale in Germania, dopo le critiche dall'interno della coalizione di governo da parte dell'Spd. Tra queste misure, l'aumento della distanza temporale tra le due dosi di vaccino. Secondo il settimanale il ministero avrebbe sottoposto al Robert Koch Institut la richiesta di valutare la possibilità di estendere l'intervallo tra la prima e la seconda dose di vaccino anche oltre i 42 giorni di tempo. Inoltre si valuta la possibilità di ottenere dalle attuali fiale Biontech 6 dosi invece delle attuali 5, permettendo di aumentare il numero di dosi complessivo del 20%.

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Tutto ciò in accordo con l'istituto federale responsabile per i vaccini Paul-Ehrlich Institut e con il produttore «in conformità agli obblighi di verifica e garanzia». Questa operazione permetterebbe di aumentare l'1,34 milioni di dosi di vaccino Biontech-Pfizer arrivate in Germania e farle diventare 1,6 milioni di vaccini disponibili. Inoltre il governo federale vuole sostenere il potenziamento delle capacità produttive di Biontech, grazie ad una nuova produzione nel sito di Marburgo.

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Il Messaggero