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Le domande sono angoscianti: dopo un tumore al seno la radioterapia può danneggiare il silicone delle protesi?
Rischia di bruciare la pelle e far peggiorare le cicatrici? Meglio rimandare la ricostruzione? Agli interrogativi delle donne che dopo l’intervento devono fronteggiare gli effetti della radio, risponde il gruppo di senologhe, chirurghe plastiche e psico-oncologhe del progetto Donna X Donna dedicato all’informazione sulla ricostruzione dopo la mastectomia. La brochure di quest’anno, che ha per testimonial Eva Kant, splendida sessantenne disegnata dalla matita di Giuseppe Palumbo per la storica casa editrice di Diabolik, Astorina, è dedicata alla radioterapia.
("Diabolik copyright Astorina srl", Donazione a DonnaXDonna 2022)
Necessaria per distruggere le cellule tumorali e abbassare il rischio che il cancro ritorni, ma purtroppo anche in grado di incidere sul risultato estetico della ricostruzione. L’irradiazione è fortemente indicata in alcuni casi e, ad oggi, interessa circa il 30% delle donne mastectomizzate e subito ricostruite. «La radioterapia può indurre problemi di lieve e media entità, che si possono trattare sia chirurgicamente che con terapie di supporto, come il lipofilling e i massaggi - spiega Marzia Salgarello, professore associato di chirurgia plastica all’Università Cattolica del Sacro Cuore - Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS, del comitato promotore Donna X Donna - Ci sono poi complicanze più severe, seppure più rare, difficilmente risolvibili se non operando nuovamente la paziente. Complessivamente i problemi interessano dal 25 al 70% dei casi». Le soluzioni vanno dal lipofilling con uso di grasso autologo per ammorbidire la mammella ricostruita con la protesi e indurita dalla radio, ai massaggi per ridurre l’irrigidimento dei tessuti ricostruiti senza uso di protesi, dalle creme schiarenti ai laser per diminuire l’iper-pigmentazione della pelle indotta dalla radioterapia.
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