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A Napoli, la svolta. L’ortopedico Raffaele Russo (nella foto) ha realizzato un trapianto di gomito senza precedenti nel mondo grazie a intuito, passione, audacia. E non solo. Ci è riuscito anche grazie a sistemi matematici, intelligenza artificiale, stampa in 3D, simulando nella realtà virtuale le varie soluzioni prima di entrare in sala operatoria. A distanza di sette anni dall’intervento pilota, il suo successo è certificato dallo studio sull’European journal orthopaedic surgical traumatology. «La comunità scientifica internazionale l’ha definita una esperienza unica, ma non è il solo caso trattato con questo metodo innovativo», spiega il medico, già primario ai Pellegrini, che ricorda: «Nel 2012, un contadino aveva gomito e spalla destra fratturati in modo irreparabile. Non avrebbe più potuto sollevare pesi superiori ai 500 grammi, ma aveva bisogno di lavorare. Mi implorò di aiutarlo». Unica possibilità: usare un osso prelevato da cadavere, cambiando però tecnica, visti i fallimenti descritti dai colleghi nei lavori di ricerca. Così il chirurgo iniziò a trasformare Tac e risonanze magnetiche in modelli tridimensionali. E, in base ai disegni ottenuti, a modellare la protesi su misura del paziente. «Per farlo, ho coinvolto una squadra di bioingegneri che ha replicato al pc la correzione al gomito. Senza trascurare l’integrazione osso-cartilagine e la rivascolarizzazione». Di più. «Con lo stesso team di professionisti, ho fondato la start-up E-Lisa in modo da estendere il piano di intervento». Russo oggi utilizza l’algoritmo e la tecnologia per ricomporre diverse fratture, tra cui quella dell’omero che non ha linee guida: è un riferimento nel campo. «Mi richiedono pareri, in situazioni difficili, i colleghi del Rizzoli. E, con Bruno Siciliano, della Federico II stiamo arrivando alla lettura automatica e alla ricostruzione dei danni ossei al computer, il primo passo per creare un chirurgo-robot».
Il Messaggero