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«Il vero baluardo contro il Covid», «unica via per controllare i contagi» e «strumento fondamentale per limitare la variante Delta». Il tracciamento è il grande protagonista - o forse il grande assente per come stanno andando le cose - della lotta al SarsCov2. Imprescindibile per provare ad evitare nuove strette come dichiarato a più riprese dal ministro Speranza, dal premier Draghi o dal commissario Figliuolo, in realtà il contact tracing è poco più di un miraggio in tutta la Penisola. Al punto che negli ultimi 7 giorni, nonostante l'impennata dei casi, è sceso al 31% dal 32,6%.
Tracciamento, i giovani "non ricordano"
Da qualche settimana però a limitarlo non c'è più solo l'azione insufficiente della nostra Sanità (locale e nazionale), ma anche la reticenza di coloro che risultano positivi. Le Asl romane ad esempio, segnalano una maggiore difficoltà nel ricostruire i contatti dei positivi da quando i casi riguardano soprattutto i più giovani.
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«Il più delle volte sono ragazzini non vaccinati che non ricordano dove sono andati - spiegano i sanitari - non dicono con chi si trovavano per evitare l'isolamento agli amici oppure mentono, e bisogna convincerli». Non è però di una peculiarità tutta romana, anzi. Gli esperti del Nucleo epidemiologico regionale dell'Umbria ad esempio segnalano di «Star incontrando problemi ad ottenere i contatti da parte dei positivi» spiega Carla Bietta, epidemiologa nel team degli esperti della Regione Umbria. «Una sorta di omertà che complica il lavoro di tracciamento e non ci fa isolare in modo efficace coloro che sono stati a contatto con i positivi».
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LE DIFFICOLTÀ
Tornando nel Lazio, la situazione è molto simile anche in provincia di Latina. «Facciamo molta più difficoltà rispetto al passato nel lavoro di tracciamento dei contatti. I giovani, che sono la quasi totalità dei nostri nuovi contagiati, non forniscono informazioni precise e ci stanno mettendo in crisi» dice Antonio Sabatucci, responsabile del dipartimento di prevenzione della Asl di Latina. «Stiamo perdendo molto tempo che non abbiamo».
Anche nelle Marche le difficoltà sono più o meno le stesse nonostante i contagi siano ampiamente sotto controllo. «Spesso le persone rispondono non fornendo informazioni complete - dice Alberto Tibaldi, responsabile regionale della prevenzione dell'Asl - Più della paura di essere l'untore della situazione, la questione è legata al timore di restare bloccati».
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Ovvero di dover trascorrere un periodo in isolamento e finire col rinunciare alle vacanze.
Non solo, come fanno notare diversi tecnici delle aziende sanitarie locali, i timori sono legati anche ad un meccanismo (complicato a dire il vero) che obbliga - potenzialmente - a restare più in isolamento se si risulta infettati dalla variante Delta piuttosto che dalla Alfa.
Il Messaggero