Tiroide, esperti contro farmaco generico: «Rischi per le terapie»

Tiroide, esperti contro farmaco generico: «Rischi per le terapie»
ROMA Oltre alle possibili ricadute sulla salute dei pazienti, l'arrivo della vrsione generica della levotiroxina, il farmaco più usato per le malatie della tiroide, rischia...

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ROMA Oltre alle possibili ricadute sulla salute dei pazienti, l'arrivo della vrsione generica della levotiroxina, il farmaco più usato per le malatie della tiroide, rischia di far sperndere al servizio sanitario nazionale più di quanto risparmierebbe.

Lo hanno sottolineato gli esperti delle associazioni mediche del settore che hanno presentato, in occasione del congresso dell'Associazione italiana della tiroide, un documento congiunto sul tema.

A novembre l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, nell'inserire la levotiroxina generica nella lista di trasparenza, ha previsto un test ormonale aggiuntivo in caso di passaggio al nuovo farmaco, raccomandando inoltre particolare attenzione per alcune categorie a rischio.


«Premesso che questo non è un processo ai generici, che anzi sono una grande ocacsione di risparmio, nel caso della tiroide bisogna fare molta attenzione - ha spiegato Roberto Castello, presidented ell'Associazione italiana medici endocrinologi - l'equivalente è considerato tale se ha una biodisponibilità maggiore o minore del 20% rispetto all'originale, una differenza che nel caso delle malattie della tiroide, dove è fondamentale la precisione dei livelli ormonali che si ottengono, si traduce in variazioni dell'efficacia. In più abbiamo stimato che il generico farebbe risparmiare circa 30 milioni di euro l'anno, ma per i test aggiuntivi servirà una cifra tra i 20 e i 40 milioni in più».

La preoccupazione, ha sottolineato Paolo Beck-Peccoz, presidente dell'Ait, è comune alle società scientifiche di tutto il mondo. «Da noi per effetto della legge il medico è obbligato a prescrivere il generico, a meno che non scriva nella ricetta che il farmaco non è sostituibile - spiega l'esperto - ed è quello che noi raccomandiamo, almeno finché non ci saranno studi che dimostrano l'effettiva intercambiabilità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero