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Il gender gap nell’informazione sanitaria si sente.
La maggior parte delle donne è sufficientemente informata sulle malattie genere-correlate a cui può andare incontro, mentre gli uomini generalmente sono meno consapevoli sugli effetti di clamidia, gonorrea, papilloma, micoplasmi, sifilide e varicocele. Il 30-40% dei maschi tra i 16 e i 20 anni convive infatti con un disturbo andrologico che potrebbe compromettere la salute riproduttiva. Eppure, se riconosciute per tempo, queste patologie si possono curare facilmente. Causano sintomi come bruciori, fastidi, dolore, lesioni. E possono portare alla sterilità. «Il calo delle nascite in Italia va di pari passo con l’aumento dell’infertilità maschile che negli ultimi 30 anni è raddoppiata e oggi sono circa due milioni gli italiani che rischiano di essere mancati papà - spiega Alessandro Palmieri, presidente della Società italiana di andrologia - Alcol, fumo, obesità e sedentarietà, ma anche le diagnosi tardive di infezioni sono tutti fattori che stanno compromettendo la fertilità, su cui incide anche il riscaldamento globale».
GERMI E BATTERI
Infezioni uro-seminali: gli stati infiammatori e infettivi delle vie seminali possono danneggiare gli spermatozoi, i canali seminali, la prostata e le vescicole seminali per la presenza di germi e di globuli bianchi.
IL TREND
In appena 40 anni, gli uomini occidentali hanno visto calare del 52,4% la concentrazione degli spermatozoi. Gli studi realizzati documentano che, dal 1970 al 2018, in Occidente si è passati dai 101 milioni di spermatozoi ogni ml di liquido seminale nel 1970 ai 49 milioni ml nel 2018. Una tendenza che vive una discesa inarrestabile ancora più preoccupante per il ripido declino fra il 2000 e il 2018. Se infatti dal 1973 al 2000 il calo di concentrazione spermatica è stato dell’1,6% ogni anno, dal 2000 al 2018 la riduzione ha segnato più del doppio, pari al 2,64% per anno.
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