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Il bone edema “può derivare anche da problemi vascolari o da patologie auto-immunitarie, quali l'artrite reumatoide”, aggiunge lo specialista, e spesso si può incappare in una errata valutazione. Per diagnosticarlo, “è necessaria una risonanza magnetica attraverso la quale – prosegue l’ortopedico – è possibile conoscere le porzioni di osso interessate”. Prevenzione praticamente nulla: “Purtroppo non è possibile prevenire le cause che, nella maggior parte dei casi, sono la conseguenza di un trauma contusivo o distorsivo”. La cura? Dipende: “In molti casi l'edema osseo si riassorbe spontaneamente, tenendo a riposo l'arto interessato, applicando del ghiaccio. In altri, è necessaria una terapia conservativa con il supporto di farmaci o mediante l'utilizzo di campi elettromagnetici pulsati per scongiurare patologie più gravi, quali l'osteonecrosi: in questa ipotesi è indispensabile ricorrere a un intervento chirurgico”.
Gli studi sull'edema osseo, tuttavia, sono ancora in corso: “Qualche settimana fa – racconta Bait – insieme a un'equipe di ortopedici, reumatologi, radiologi e chirurghi, abbiamo voluto approfondire questa patologia che ognuno di noi, seppur con approcci differenti in base alla propria specializzazione, si trova ad affrontare. C’è la necessità di arrivare ad un quadro più chiaro della sua possibile evoluzione”.
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Il Messaggero