Migliorare un rapporto in crisi, superare le difficoltà collegate a una malattia o aumentare la propria autostima intaccata dall'ormai nota “sindrome da spogliatoio”:...
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Ad inquadrare il fenomeno è giovanni Alei, direttore del Centro di chirurgia genitale maschile del Policlinico Umberto I di Roma, all'avanguardia per le emtodiche chirurgiche in grado di rendere mininvasivi gli interventi, e rpesidente della Società italiana di chirurgia genitale maschile in occasione dell'incontro “Salute sessuale maschile: la nuova chirurgia mininvasiva e correttiva”.
Per quanto riguarda l'allungamento, nel Centro dell'Umberto I, spiega Alei «viene adottata la metodica che prevede l'inserimento di un distanziatore in silicone tra pube e base del pene, che ben si adatta alle caratteristiche anatomiche del paziente».
«Per l'ingrandimento - aggiunge il professore - il problema riscontrato nelle tecniche tradizionali è legato al grasso utilizzato. I pazienti in questo caso avvertono la sensazione di avere una sorta di strato di gommapiuma tra la cute e i corpi cavernosi. Al Policlinico si è cominciato ad unsare il derma di suino e umano liofilizzato ottenendo buoni risultati». Le tecniche più attuali consentono aumenti di dimensione intorno al 25-30%, restituendo sicurezza per intraprendere una vita di relazione normale. Sono 500 gli interventi effettuati fino ad oggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero