Seconda ondata sì, seconda ondata no. La confusione sembra, al momento, l'unica certezza. Nessuno la esclude. Adesso però, arriva una voce fuori dal coro. Ed...
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Coronavirus. «Combattere i piccoli focolai». Il timore della seconda ondata
Beutler, attualmente direttore del Center for the Genetics of Host Defense dell UT Southwestern Medical Center di Dallas (Usa), ha vinto il prestigioso riconoscimento con i suoi colleghi Jules Hoffmann e Ralph Steinman, grazie al suo lavoro sulle cellule dendritiche e sul loro ruolo nell'immunità adattativa, con cui ha contribuito a svelare alcuni dei più importanti segreti del modo in cui il nostro organismo si difende dagli attacchi esterni attraverso, appunto, il sistema immunitario. Secondo il premio Nobel, comunque, «tutte le misure di prevenzione di base che abbiamo implementato, non basteranno ad eliminare completamente il virus, e la vita quotidiana per tutti rimarrà certamente più scomoda di prima. È molto probabile che solo un vaccino efficace sarà in grado di estinguere completamente la pandemia».
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Ma quando arriverà il vaccino? «Ci sono opinioni realistiche - ricorda Beutler - secondo cui il vaccino potrebbe essere prodotto su larga scala dall'inizio del prossimo anno.
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Altro tema i questi giorni: gli asintomatici possono infettare gli altri? «Sì - assicura il premio Nobel - tuttavia, una persona asintomatica è probabilmente meno infettiva di una sintomatica. Indubbiamente, inoltre, molte persone hanno avuto l'infezione da Covid-19 e si sono riprese, non sono mai state diagnosticate». Esiste la possibilità di un danno a lungo termine per i pazienti che guariscono dall'infezione? «Nelle persone gravemente colpite che sopravvivono all'infezione, il danno polmonare può essere permanente e invalidante». Secondo Beutler, infine, è «sicuro che sia possibile essere infettati anche all'aperto, anche se la probabilità è notevolmente inferiore rispetto a uno spazio chiuso».
Intanto, a dimostrazione delle poche certezze «l'Oms, insieme ai partner, continua a lavorare per pianificare qualsiasi scenario. Sebbene non sia noto come si evolverà la pandemia, sulla base delle prove attuali, lo scenario più plausibile è quello di ondate epidemiche ricorrenti intervallate da periodi di trasmissione di basso livello». Lo spiega un portavoce dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tarik Jašarević.
Il Messaggero