Scuola, Crisanti: «Misurare la febbre a casa non serve. Quarantena? Se si accorcia sfugge parte dei contagi»

Riducendo la quarantena una parte dei casi di coronavirus sfuggirebbero. E misurare la febbre a casa ai bambini prima di mandarli a scuola non serve. Lo ha spiegato durante...

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Riducendo la quarantena una parte dei casi di coronavirus sfuggirebbero. E misurare la febbre a casa ai bambini prima di mandarli a scuola non serve. Lo ha spiegato durante la trasmissione Agorà, su Rai 3, Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all'Università di Padova.


«Far misurare la febbre a 8 milioni di famiglie con termometri diversi non è una procedura che porta alla chiarezza. Penso che si sarebbe dovuto misurare la temperatura a scuola con sistemi automatici ed efficienti che sono disponibili», ha spiegato.

«In genere le manifestazioni della malattia appaiono 5-6 giorni dopo il contagio - ha detto Crisanti - Se si vuole ridurre la quarantena a 7 giorni, si cattura la maggior parte delle persone contagiate, però una piccola parte sfugge. Quindi, se si riduce, la quarantena si accetta il rischio che alcune persone contagiate, che poi a loro volta possono contagiare, sfuggano a questo procedimento di cautela».

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In Francia, dove sono stati dimezzati i tempi, ha aggiunto, «ci sono circa 10.000 casi al giorno, se ognuno genera 10 persone da mettere in isolamento questo fa 100.000 persone al giorno in isolamento, quindi in 14 giorni la Francia tiene 1,5 milioni di persone ferme. Chiaramente - ha concluso - questo ha un grosso peso economico». 
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Il Messaggero