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Calco in gesso e modelli al pc: comincia così la progettazione delle protesi personalizzate e low cost all’ospedale dei Pellegrini di Napoli, prendendo l’impronta delle mani del paziente per realizzare il prototipo.
Poi si procede alla sua scansione, tramite app gratuite, e tutte le immagini vengono caricate al computer, in un software di disegno tecnico (disponibile online senza doversi abbonare). A questo punto è possibile ideare su misura il tutore, a partire dal dorso e dal palmo, e ricostruire le dita mancanti, sfruttando come modello l’arto che non ha subito danni nell’incidente. Seguono le stampe 3D.
COMPLESSITÀ
Quindi, vengono assemblati i diversi componenti, aggiunti i tendini nelle dita hi-tech e le cerniere nelle articolazioni ricostruite; mentre la parte elettronica può risultare più o meno complessa: dipende dai movimenti da riprogrammare. Anche il pollice hi-tech è messo a punto con un software ad accesso libero, indicando parametri e dimensioni preliminari ripresi dalla tac dell’arto mutilato. Analizzando la sua struttura al pc, si verifica la resistenza del presidio sotto varie sollecitazioni, dalla compressione alla flessione e alla torsione. Non solo. Il test prevede di utilizzare un numero differente di viti: almeno due sono necessarie a fissare la protesi. E le misure sono adattate ulteriormente in base alla grandezza del moncone di metacarpo. Si procede, infine, alla stampa della protesi, sempre in 3D e con polveri di titanio (ovviamente, da sterilizzare prima dell’impianto; invece non occorre manutenzione periodica dopo l’intervento chirurgico). E, a giudicare dai dati disponibili, la lega in titanio utilizzata è quella a più alto grado di bio-compatibilità, e leggera: resistente alla corrosione e alle fratture.
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