Protesi d'anca creata su modello 3D ad una paziente di 70 anni all'ospedale di Ferrara

Protesi d'anca creata su modello 3D ad una paziente di 70 anni all'ospedale di Ferrara
Una protesi d'anca 'personalizzata' e realizzata su un modello costruito con stampanti 3D è stata impiantata a una paziente 70enne, che presentava un grave un...

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Una protesi d'anca 'personalizzata' e realizzata su un modello costruito con stampanti 3D è stata impiantata a una paziente 70enne, che presentava un grave un problema di mobilitazione asettica ed era già stata sottoposta ad altre operazioni chirurgiche, all'ospedale Sant'Anna di Ferrara.


L'intervento, che ha permesso all'anziana di tornare a camminare senza dolore e con una piena mobilità dell'anca, è stato eseguito a ottobre dall'equipe guidata dal professor Leo Massari, direttore della Clinica ortopedica dell'Università e dell'Unità operativa di Ortopedia dell'ospedale di Cona. L'operazione è stata preceduta da accertamenti clinici, da una Tac che ha ricostruito anche a livello tridimensionale l'area dell'intervento e dalla ricostruzione in 3D della anatomia alterata.

 
«Dovendo intervenire con un reimpianto con ancoraggio su un osso residuo, soluzione non possibile con le protesi che usiamo normalmente - ha spiegato Massari - abbiamo chiesto la collaborazione dei bioingegneri». Gli ortopedici e i radiologi dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara hanno lavorato in collaborazione con i bioingegneri di un'azienda specializzata friulana, la 'Lima spa', per creare, per la paziente originaria di Ferrara, le prime prove della protesi con stampanti in 3D. Dopo un confronto con il chirurgo, è stato preparato l'impianto definitivo in lega di titanio con tecnologia particolare delle polveri di titanio. In tutto e per tutto una protesi 'su misura' per l'anziana che, dopo i diversi interventi, presentava una marcata mancanza ossea nel bacino.


«Per esiti di lussazione congenita dell'anca - ha aggiunto Massari - la paziente ha subito diversi interventi per re-impianti della parte del bacino della protesi». Era quindi necessaria una soluzione personalizzata creata appunto dai team di professionisti. L'intervento, molto complesso, è riuscito e la 70enne è già tornata a camminare. «In futuro - ha concluso il direttore dell'Unità Operativa di ortopedia - è prevedibile che questo tipo di interventi, con impianti 'custom made', verranno realizzati con maggiore frequenza visto l'aumento di pazienti portatori di protesi articolari, in particolare ad anca e ginocchio. In questo senso le collaborazioni interdisciplinari e interaziendali proseguiranno e verranno incrementate - ha concluso Massari - con sempre maggiore esperienza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero