«Per me è una nuova vita. Riesco oggi a mangiare da sola, a fare qualche faccenda domestica e tenere mio figlio per mano ma anche ad alzarmi semplicemente gli...
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Impiantata la prima protesi al mondo su misura del ginocchio in 3D
A soli 26 anni, nell'aprile 2014, lei rimase vittima di un grave infortunio mentre lavorava nei campi a Benevento che le costò la perdita di entrambe le braccia: a destra a livello della spalla, a sinistra conservando un residuo dell'omero, corto ma estremamente mobile e forte. Il trattamento innovativo, mai tentato prima, è stato illustrato nell'ambito dell'Innovation Village, il network degli innovatori che si è svolto al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Napoli ad un tavolo che ha visto oltre alla Maione, anche l'ingegnere Andrea Giovanni Cutti del Centro Protesi Inail, i chirurghi dell'Ausl della Romagna Guido Staffa e Maurizio Fontana, il direttore regionale Inail Campania Daniele Leone, il direttore centrale assistenza protesica e riabilitazione Giorgio Soluri.
Nel 2015 avvenne il primo trattamento protesico, secondo tecniche tradizionali, che però non fu facile da gestire. «Il percorso nuovo è costituito da due interventi chirurgici più l'applicazione di due protesi costruite apposta per Maria per riuscire a darle l'autonomia di cui aveva bisogno - ha detto Andrea Giovanni Cutti responsabile ricerca applicata del Centro Protesi Inail - Tutto è nato ed è stato gestito dal centro protesi dell'Inail in collaborazione con Ausl Romagna e i nostri fornitori esterni».
Il primo intervento chiamato Tmr (targeted muscle reinnervation) è consistito nel collegare i nervi che controllavano il braccio ai muscoli della spalla che, dopo l'amputazione, non venivano più utilizzati. In questo modo, la donna, pensando ai movimenti della mano, del polso e del gomito avrebbe potuto controllare, in modo intuitivo, le articolazioni artificiali della protesi sia per il braccio destro che per il sinistro. Questo intervento è stato realizzato nel 2017 nell'ospedale civico di Faenza, ha riguardato entrambi gli arti ed è stato eseguito dal dottore Guido Staffa dell'Ausl della Romagna assistito dal dottore Oskan Aszmann dell'Università Medica di Vienna. Il secondo è un intervento di ortopedia denominato 'osteointegrazione' effettuato sulla parte sinistra e, come avviene con gli impianti dentari, ed è consistito nell'inserire un perno direttamente nell'osso, con una parte che fuoriesce dalla pelle a cui collegare la protesi mioelettrica quando la si indossa. Una protesi non invasiva che consente la mobilità della spalla. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero