Prostatite, ecco cosa accade se si assumono probiotici con regolarità

Prostatite, ecco cosa accade se si assumono probiotici con regolarità
Prostatite, con i probiotici si riduce di sei volte la dose di antibiotico. Parliamo di microrganismi, soprattutto batteri viventi e attivi, contenuti in alcuni alimenti o...

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Prostatite, con i probiotici si riduce di sei volte la dose di antibiotico. Parliamo di microrganismi, soprattutto batteri viventi e attivi, contenuti in alcuni alimenti o integratori. Lo dimostra una ricerca italiana su pazienti con prostatite (infezione batterica della ghiandola) secondo cui l’uso regolare del fermenti lattici, due volte al giorno per tre mesi, nel 72% dei casi riduce i sintomi e migliora la qualità di vita. I “batteri buoni” ingaggiano una guerra con quelli dannosi e aiutano a ridurre la necessità del trattamento con antibiotici, diminuendo le recidive. Lo studio è stato appena pubblicato sul “World Journal of Urology” da esperti della Società italiana di andrologia secondo cui l’utilizzo due volte al giorno per tre mesi di un particolare ceppo di Lactobacullus paracasei può prevenire le recidive nei pazienti con prostatite batterica cronica.

I RISULTATI

Lo studio è stato condotto su 84 pazienti con prostatite batterica cronica, un problema che riguarda dal 7 al 14% degli oltre 12 milioni di italiani che almeno una volta nel corso della vita devono fare i conti con una prostatite e quindi con sintomi fastidiosi come il bisogno di urinare spesso, il bruciore e il dolore pelvico. «Quando la malattia diventa cronica le ricadute si susseguono, la qualità di vita si riduce e diventa necessaria una terapia con antibiotici – spiega Tommaso Cai, coordinatore dello studio e Segretario della Società di andrologia – In questi pazienti abbiamo sperimentato un particolare ceppo di probiotici, il Lactobacillus paracasei CNCM I-1572, somministrandolo due volte al giorno per tre mesi e andando a valutare prima e dopo, fino a sei mesi di distanza, gli effetti». I risultati sono stati molto positivi: il 72,6% dei pazienti ha riferito meno disturbi e ha avuto meno recidive, la qualità della vita è significativamente migliorata e soprattutto è stato possibile ridurre la dose di antibiotico fino a 6 volte.

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Il Messaggero