Dieta in sicurezza: il Ministero della Salute vieta 40 sostanze dimagranti

Sostanze dimagranti vietate
Perdere peso sì, ma in tutta sicurezza. È la parola d'ordine di questo inizio 2017 che parte con una stretta sui preparati dimagranti da parte del Ministero...

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Perdere peso sì, ma in tutta sicurezza. È la parola d'ordine di questo inizio 2017 che parte con una stretta sui preparati dimagranti da parte del Ministero della Salute. Che ha stabilito il divieto di ben 40 sostanze in un decreto approvato a fine dicembre e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 gennaio. In pratica non dovranno essere più prescritti dai medici nè essere utilizzate nei preparati galenici dei farmacisti diversi principi attivi d'uso comune come il tè verde, l'aloe vera, il finocchio, il guaranà e tanti altri. Che non fanno male in sè ma possono essere nocivi in alcune preparazioni.

 

Come si legge nel decreto «È fatto divieto ai medici di prescrivere e ai farmacisti di eseguire preparazioni magistrali contenenti i principi attivi (...) in combinazione associata tra loro (...). E' fatto, altresì, divieto  di prescrivere e allestire per il medesimo paziente due o piu' preparazioni magistrali singole contenenti uno dei principi attivi (...)».
É la seconda volta nel giro di pochi anni che il ministero interviene dando lo stop ad alcuni principi dimagranti: nel 2015 furono dieci quelli bloccati fra cui la fenilpropanolamina-norefedrina e la fluoxetina che avevano dato problemi provocando seri danni ad alcuni pazienti che ne avevano fatto uso.

Il divieto ha una duplice motivazione. Da un lato ritiene che non sia dimostrata la loro efficacia nella perdita di peso e che le loro proprietà benefiche non siano supportare da pubblicazioni scientifiche di livello internazionale. E dall’altro che possano interagire con altri farmaci sia singolarmente che in associazione provocando effetti collaterali o allergie.

Si legge ancora nel decreto: «L'assenza di indicazioni approvate indica che il profilo beneficio-rischio deII'utilizzo di questi farmaci nelle diete dimagrantri è considerato sfavorevole o che, quanto meno, studi dsponibili non supportano un possibile loro uso nel
trattamento delI'obesità».

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Il Messaggero