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Un dolore al tallone o a metà della pianta del piede che aumenta fino a impedire di camminare, può essere dovuto alla fascite plantare (o tallonite), un’infiammazione del legamento che attraversa la pianta del piede, dal tallone alla base delle dita, che può essere causata dalla pratica di alcuni sport (corsa, tennis, calcio), da una conformazione particolare del piede (piede piatto), o dall’uso di calzature non adatte come quelle con la suola piatta con scarso supporto plantare o dalle scarpe col tacco alto.
I RIMEDI
Il dolore si avverte soprattutto dopo il riposo, quando ci si alza al mattino o dopo essere stati a lungo seduti. Per prevenirla è bene mantenere il peso forma, utilizzare calzature adatte soprattutto per lo sport (le scarpe sportive vecchie non più ammortizzate vanno buttate), e indossare le ballerine o le scarpe tacco 12 solo in occasioni particolari. I rimedi vanno dagli antinfiammatori, allo stretching mirato, all’uso di plantari particolari, alle onde d’urto fino ad arrivare all’intervento chirurgico. I dolori al tallone possono essere dovuti anche alla spina calcaneare, un’escrescenza ossea (osteofita) che si forma sotto il tallone nel punto di inserzione della fascia plantare, che si infiamma a questo livello. Si diagnostica con una radiografia del piede e con una visita ortopedica e si tratta con antinfiammatori, applicando del ghiaccio sulla parte, ricorrendo a calzature più idonee e a solette ammortizzanti che sostengano l’arco plantare, a terapia fisica (onde d’urto, tecarterapia), seguita da rieducazione posturale. Anche in questo caso, nei casi più ostinati la soluzione è chirurgica. Il neuroma di Morton, causato dalla crescita di tessuto fibroso intorno al III nervo digitale comune, che innerva il 3° e il 4° dito del piede, può dare un forte dolore alle dita del piede. Si forma per microtraumi compressivi e ripetuti e per conformazioni del piede (piede piatto, alluce valgo, ecc.) che ne alterano l’appoggio sulla parte anteriore. Il dolore peggiora con le scarpe a punta stretta o i tacchi. La terapia conservativa consiste nell’impiego di plantari e infiltrazioni cortisoniche; il trattamento definitivo è chirurgico ed è mirato a decomprimere il nervo o a rimuoverlo.
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