Parte online l'iniziativa “No omeopatia, non è una cura”

Parte online l'iniziativa “No omeopatia, non è una cura”
E' pubblico il sito no-omeopatia, lanciato dall'imprenditore della sanità Nicola Bedin. L'iniziativa raccoglie la partecipazione di 57 tra ospedali,...

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E' pubblico il sito no-omeopatia, lanciato dall'imprenditore della sanità Nicola Bedin. L'iniziativa raccoglie la partecipazione di 57 tra ospedali, ambulatori, società scientifiche, fondazioni e associazioni, tra cui il Policlinico Gemelli e il Campus biomedico di Roma, l'Istituto europeo di oncologia di Milano, il Centro di riferimento oncologico di Pordenone.


L'homepage del nuovo sito si apre con la frase di Rita Levi Montalcini
«L'omeopatia è una non cura, potenzialmente pericolosa, perché sottrae i pazienti da cure valide». "'No Omeopatia' - si legge sul sito - è una iniziativa che accomuna ospedali e ambulatori, pubblici o privati, nei quali non si pratica l'omeopatia in quanto disciplina priva di una comprovata efficacia terapeutica, con il rischio per i meno informati di essere considerata sostitutiva alle cure vere e proprie". E ancora: "L'omeopatia non ha efficacia scientificamente dimostrata, tuttavia esistono casi in Italia di ospedali ed ambulatori presso i quali questa disciplina viene tuttora praticata. Questa circostanza non tutela il paziente perché lo espone colpevolmente alla possibilità di essere disinformato, e ancor peggio fuorviato, con potenziali conseguenze nefaste nel caso in cui sia indotto a trascurare cure di comprovata efficacia".

Sull'homepage viene anche citata la recente dichiarazione della Federazione nazionale degli Ordini dei medici: "Allo stato attuale non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche secondo i canoni classici della ricerca scientifica. Infatti, diversi studi condotti con una metodologia rigorosa hanno evidenziato che nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici. Nella migliore delle ipotesi gli effetti sono simili a quelli che si ottengono con un placebo".
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Il Messaggero