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«Il Parkinson è una malattia del movimento che si contiene anche con il movimento». Partendo da questo concetto la Fondazione Limpe per il Parkinson e l'accademia Limpe-Dismov hanno messo a punto un programma di appuntamenti sportivi dedicati le persone affette da Parkinson che sarà ufficializzato mercoledì 6 aprile, giornata internazionale dello sport.
«C’è il nuoto che permette il coordinamento dei movimenti - spiegano gli organizzatori - poi arriva il golf dove il braccio diventa il prolungamento della mente e poi la vela che con l’aria tra i capelli fa dimenticare la pesantezza del corpo». Nasce così una proposta sportiva tutta dedicata alle persone affette da Parkinson e alle loro famiglie.
In estate partirà il circuito Parking golf che prevede 5 tappe di raccolta fondi per la ricerca scientifica, in giro per l’Italia (Brindisi, Catania, Courmayeur, Milano, Roma) con lezioni gratuite per le persone affette da Parkinson; a settembre ci sarà il ritorno della Swim for Parkinson, la traversata a nuoto dello stretto di Messina, dove pazienti, caregiver e neurologi nuoteranno fianco a fianco sfidando le acque tra Scilla e Cariddi e, infine, per la prima volta quest’anno la Fondazione sostiene anche manifestazioni legate alla Vela (Sail4Parkinson in primavera e la manifestazione “Le Vele per il Parkinson”).
Perché questa attenzione verso lo sport?
«Negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico è efficace nelle persone con malattia di Parkinson – afferma il professor Leonardo Lopiano, presidente di Fondazione Limpe - poiché può migliorare e ritardare la progressione dei sintomi correlati alle capacità motorie. Inoltre, prima si interviene più è probabile agire sulla progressione della malattia. Una adeguata terapia farmacologica e lo stile di vita, principalmente alimentazione, sport e relazioni sociali, riescono a mantenere attivi i pazienti e possono ritardare l’insorgenza e il peggioramento dei sintomi. Tutti gli studi scientifici concordano quindi sul miglioramento e sul rallentamento della progressione dei sintomi motori e soprattutto sul miglioramento della qualità di vita» –conclude Lopiano.
Apprendere e praticare una disciplina sportiva fa acquisire abilità motorie e, di conseguenza, aumentare le capacità di movimento che consentono - fra l'altro - di recuperare automatismi motori che la malattia tende a ridurre. «Si tratta di un efficace circolo virtuoso che lavorando sulle abilità residue è in grado non solo di mantenerle ma di svilupparle. Inoltre, non è trascurabile l’aspetto che riguarda il rilassamento e il divertimento che solo lo sport è in grado di fornire. Questo abbinato al concetto di socialità e condivisione potrebbe migliorare le relazioni sociali tra persone affette dalla stessa malattia ed in generale nella vita di tutti i giorni».
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Il Messaggero