Pacemaker senza fili non serve l'intervento impiantato a Torino

Pacemaker senza fili non serve l'intervento impiantato a Torino
TORINO Viene introdotto direttamente nel cuore con un catetere guida attraverso una vena della gamba, senza interventi invasivi e la sua batteria può durare fino a otto anni e...

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TORINO Viene introdotto direttamente nel cuore con un catetere guida attraverso una vena della gamba, senza interventi invasivi e la sua batteria può durare fino a otto anni e mezzo. Si chiama Nanostim, l'ultima generazione di pacemaker ed è enza fili. Una vera e propria rivoluzione nel campo dell'elettrostimolazione cardiaca.


Il primo esemplare ad essere impiantato in Italia si trova ora nel petto di una paziente di 83 anni, affetta da una degenerazione del tessuto elettrico del cuore. Le è stato inserito dall'èquipe della Cardiologia universitaria di Fiorenzo Gaita, all'ospedale Molinette della Città della Salute e della scienza a Torino.

«Questo pacemaker miniaturizzato grande come una caramella rappresenta una significativa innovazione nel campo della cardiologia - spiega Gaita - perché consente di evitare le principali complicanze legate all'impianto dei pacemaker, ovvero il danneggiamento e l'infezione degli elettrocateteri».

Un inconveniete che dall'inizio degli anni '60, quando è stato utilizzato per la prima volta, non ha comunque impedito di salvare milioni di vite umane. Ora lo sviluppo delle natotecnologie, che hanno ridotto le dimensioni del pacemaker dai 100 grammi dei primi dispositivi ai 20-30 di quelli attuali, permette di segnare l'inizio di una nuova era nella terapia dell'elettrostimolazione del cuore.

Il pacemaker Nonostin è talmente piccolo, infatti, da poter essere posizionato direttamente all'interno el cuore, senza la necessità di fili di connessione con l'apparecchio esterno. Il dispositivo viene inserito direttamente nel cuore, senza nessuna incisione chirurgica nella cute, nè successive cicatrici.«Una volta esaurita la batteria - spiega Gaita - il pacemaker può essere recuperato con un catetere e sostituito». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero