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Una frattura delle ossa ogni tre secondi nel mondo.
Un’autentica emergenza da collegare soprattutto all’allungamento dell’età media. Da qui la necessità di creare nuovi centri che si occupino proprio della malattia che origina i danni alle ossa: l’osteoporosi. Al San Raffaele di Milano è nato il primo “Bone Center” d’Italia, un centro multidisciplinare di eccellenza per la cura della patologia. L’obiettivo è quello di avvicinare la cura della malattia a 360 gradi grazie a una équipe composta da ginecologi, ortopedici, endocrinologi, ematologi ed esperti, a vario titolo. Un team super specializzato nella gestione di una patologia complessa e ad alto impatto clinico e sociale.
CONSEGUENZE
Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5 milioni di persone di cui l’80% sono donne in post menopausa. Nonostante sia una condizione clinica molto complessa è ancora, troppo spesso, sottovalutata. «A volte non viene considerata una vera malattia ma un evento quasi fisiologico perché colpisce soprattutto le donne dopo la menopausa – dice Andrea Giustina, professore ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del “Bone Center” – L’osteoporosi è un problema clinico importante che comporta un aumentato rischio di frattura. E fratturarsi vuol dire stravolgere la propria vita e rischiare di morire se si frattura un femore e soprattutto se si rifrattura questo femore». Le fratture da fragilità ossea hanno rilevanti conseguenze sia in termini di mortalità che di disabilità motoria. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15- 20% a un anno. La prevenzione è fondamentale ma gli obiettivi fissati nel 2010 dal Ministero della Salute nel tentativo di ridurre l’impatto clinico e sociale della malattia, dopo 13 anni, non sono stati raggiunti. «Ci eravamo proposti di ridurre le fratture di femore e sono aumentate. Di porre in terapia l’80% delle persone che si erano già fratturate un femore, non ci siamo riusciti. E di mantenere in terapia per osteoporosi più del 50% delle pazienti che la iniziavano e abbiamo fallito – spiega Giustina – È chiaro che servono nuove modalità organizzative». Per affrontare questa sfida il San Raffaele ha istituito il “Bone Center” il primo centro in cui, grazie alle competenze di specialisti di varie discipline mediche, è possibile garantire una gestione completa dei pazienti. L’approccio multidisciplinare, spiega il direttore, è fondamentale e coinvolge l’uso di strumenti diagnostici di ultima generazione. Questo consentirà di offrire ai pazienti un percorso definito e chiaro e di migliorare significativamente la qualità di vita dei soggetti affetti da osteoporosi. «La direzione dell’ospedale – aggiunge il professore – ha deciso di sostenere il progetto del “Bone Center” anche perché, investire nella gestione dell’osteoporosi, a lungo termine, produce un considerevole risparmio economico soprattutto considerando il costo delle fratture non trattate».
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