L'ora solare fa bene al cuore: prossimo lunedì -10% di infarti

L'ora solare fa bene al cuore: prossimo lunedì -10% di infarti
Quando alla fine del '700 Benjamin Franklin ipotizzò l'adozione dell'ora legale di sicuro non pensava che la sua invenzione avrebbe avuto altri effetti oltre a quelli...

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Quando alla fine del '700 Benjamin Franklin ipotizzò l'adozione dell'ora legale di sicuro non pensava che la sua invenzione avrebbe avuto altri effetti oltre a quelli economici.

Ma il ritorno all'ora solare nella notte tra sabato e domenica, con la 'restituzione' dell'ora persa lo scorso marzo, invece pare proprio abbia effetti anche sulla salute e sui meccanismi di funzionamento del cuore.

Il prossimo lunedì sarà quello con meno infarti dell'anno, un utile promemoria per ricordare che c'è una relazione molto stretta tra la qualità e la quantità delle ore dormite e la salute.

A sottolineare la relazione sono gli esperti riuniti per il 114esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), a Roma da domani al 28 ottobre, che in una delle sue sessioni affronterà proprio il rapporto tra sonno e cuore.

In generale il lunedì è il 'giorno nerò per gli infarti, spiegano gli esperti, che hanno la massima incidenza perchè si sommano tre fattori, il dormire meno, il dormire peggio, ossia in orari non consoni rispetto a quanto richiesto dal naturale orologio biologico e lo stress dell'inizio settimana. Lunedì prossimo farà però eccezione, con un calo del 10% rispetto a un normale giorno della settimana. «Molto probabilmente l'effetto protettivo è dovuto all'assenza del primo e forse più importante dei tre fattori scatenanti, la deprivazione di sonno - spiega Gino Roberto Corazza, presidente Simi -. Il vantaggio non è evidente negli anziani, probabilmente perchè in questi ultimi la quantità di sonno è più costante».


La riduzione del rischio cardiaco connessa al ritorno dell'ora solare conferma il 'potere protettivò che il dormire ha su diverse patologie: è noto, ad esempio, che un sonno insufficiente o di scarsa qualità è correlato ad alterazioni del sistema infiammatorio e di quello immunitario, a un maggior rischio di diabete e obesità, e soprattutto allo sviluppo di malattie cardio e cerebrovascolari. «In chi dorme poco o male il rischio cardiovascolare aumenta del 48%, quello di ictus del 15% - spiega Nicola Montano, professore associato di Medicina Interna all'Università di Milano -. Il disturbo più frequente è l'apnea ostruttiva notturna, di cui soffre il 2-4% della popolazione». La percentuale dei casi diagnosticati, sottolineano gli internisti, non va oltre il 20%. «I disturbi del sonno rendono meno efficace il trattamento antipertensivo con un significativo aumento del numero dei farmaci per ottenere la normalizzazione dei valori della pressione - commenta Franco Perticone, vice presidente Simi - Sarebbe, quindi, auspicabile che la sindrome delle apnee notturne venga riconosciuta e trattata precocemente».
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Il Messaggero