E' una malattia e non solo un disturbo, ma ancora non e' riconosciuta come tale e spesso e' mal trattata. L'occhio secco ha diversi sintomi che possono diventare...
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Le maggiori vittime sono le donne durante la menopausa. Una recente indagine telefonica parla di difficolta' dei pazienti a trovare una risposta soddisfacente Spiega Pasquale Aragona, docente di Oftalmologia presso l'Università di Messina che ognuno dei sintomi puo' limitare notevolmente la vita quotidiana di chi ne soffre e la situazione puo' degenerare nei pazienti anche ansia e depressione, come emerso in alcuni studi internazionali. La chiave e' nella sensibilizzazione dei pazienti che devono diventare sempre più attenti e consapevoli.
Anche nel caso dell'occhio secco come per molte altre malattie croniche si possono verificare difficoltà di aderenza alla terapia, spiega Pierangela Rubino, dirigente medico specialista in oculistica presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma. Proprio per tutti questi motivi arriva un'app che collega medico e paziente: gratuita e disponibile per Ios e Android, ed è promossa dal Registro Italiano dei pazienti con Disfunzione Lacrimale, con il contributo di Thea Farma. «L'obiettivo dell'applicazione è accompagnare il paziente nella gestione della malattia dell'occhio secco in modo più continuativo ed efficace» spiega Maurizio Rolando, presidente del Registro Italiano dei pazienti con Disfunzione Lacrimale e Professore di Oftalmologia presso IsPre Oftalmica di Genova.
«Durante la visita - spiega Rolando - il medico può fornire al paziente un link dal quale scaricare la app. Questa manderà in tempi stabiliti delle notifiche al paziente, chiedendogli di segnalare in modo molto semplice come sta. Basterà toccare un pulsante costituito da un simbolo tipo smile, scegliendo l'alternativa che più rappresenta le sue condizioni al momento, sia per quanto riguarda la frequenza, che l'entità del disturbo. E segnalare se i sintomi sono cambiati in meglio o in peggio e se sta utilizzando costantemente la terapia prescritta o se ha cambiato il farmaco e la posologia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero