Non si mangia con le mani! Quante volte da bambini abbiamo sentito questa frase dai nostri genitori che ci obbligavano a usare cucchiaio e forchetta a tavola. Invece...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione dopo aver condotto per qualche anno l’indagine su 155 bambini tra 20 mesi e 6 anni e mezzo, durante il periodo di svezzamento. Un gruppo è stato nutrito in maniera classica con pappe e dintorni, un altro è stato lasciato libero di mangiare con le mani piccole porzioni di carboidrati e di proteine.
A tutti, alla fine, sono stati proposti da un lato dolci e carboidrati, più allettanti ma meno salutari, e dall’altro frutta e verdura che fanno molto bene ma che in genere non sono molto amati dai bambini e spesso neanche dagli adulti. Il risultato? I bimbi svezzati “educatamente” con gli omogeneizzati e il bavaglino al collo hanno subito scelto i dolciumi. Gli altri, più “selvaggi” e liberi di toccare il cibo direttamente, invece si sono diretti spontaneamente verso mele, arance e pomodori oltre ai carboidrati. Questo perchè il contatto con gli alimenti e i prodotti della terra aumenterebbe di molto la consapevolezza a tavola. E porterebbe a dare valore a ciò che si mangia. Cosa di non poco conto perché un rapporto equilibrato con l’alimentazione può scongiurare lo sviluppo di disturbi alimentari durante la crescita, primi fra tutti l’anoressia e la bulimia.
La ricerca infatti ha dimostrato che chi viene abituato a mangiare sempre e solo attraverso le posate non percepisce il valore calorico di ciò che ingerisce ma anzi se è ricco di zuccheri è portato a mangiarne in quantità sempre maggiori. Magari si può provare a farlo anche da grandi, come già accade in tante culture orientali. Chissà che con un semplice gesto non si riesca a fare una dieta davvero salutista. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero