L'Organizzazione mondiale della Sanità lancia un appello sulle microplastiche contenute nell'acqua: presenti ovunque, anche nell'acqua del rubinetto, in quella...
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«In base alle informazioni limitate che abbiamo - afferma Maria Neira, direttore del Dipartimento di sanità pubblica e ambiente presso l' Oms - le microplastiche nell'acqua potabile non sembrano rappresentare un rischio per la salute ai livelli attuali. Ma abbiamo urgente bisogno di saperne di più». I dati oggi disponibili, secondo il rapporto, sono infatti «estremamente limitati», «con pochi studi completamente affidabili», spesso realizzati utilizzando «metodi e strumenti diversi per campionare e analizzare particelle di plastica». È necessario quindi, chiedono gli esperti dell' Oms, sviluppare «metodi standard per misurare la presenza e per studiarne le fonti, così come per valutarne le conseguenze sull'organismo. Le microplastiche provengono dalla degradazione di oggetti e tessuti sintetici che entrano nel ciclo dell'acqua potabile, ad esempio attraverso le acque reflue o scarichi industriali, ma «anche le stesse bottiglie di plastica e i tappi possono esserne fonte». Comprendono una vasta gamma di materiali, con diverse composizioni chimiche (come polietilentereftalato e polipropilene), diverse forme (fibre o frammenti) e diverse dimensioni (da 5mm a meno di 1 micrometro).
Si ritiene che le microplastiche superiori a 150 micrometri vengano espulse dall'organismo con la digestione e che anche l'assorbimento di particelle più piccole sia limitato.
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Il Messaggero