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Neuroscienziato e medico a capo delle organizzazioni di meditazione trascendentale nel mondo, il libanese Tony Nader, premiato alla Mostra del Cinema di Venezia con il “Better World Fund” per il suo impegno umanitario, è il direttore dell’iniziativa Heal the Healers Now (“Cura chi cura adesso”) della David Lynch Foundation, un’azione diretta a offrire a medici e infermieri tecniche di meditazione per superare lo stress sul lavoro.
«Il lavoro può essere una grande fonte di ansia: sia in situazioni specifiche come quella dei medici durante il Covid, che in casi più generici, come quando si torna alla routine dopo una vacanza».
Perché tornare al lavoro produce stress?
«Perché il ricordo delle giornate piacevoli trascorse in vacanza stride con il ritorno alla normalità. Il contrasto ci fa male, ma è solo una questione di percezione. E per avere una percezione corretta, e non distorta, occorre una visione lucida di se stessi: per questo motivo adesso è il momento migliore per cominciare a meditare. È proprio ora che serve un “reboot” del sistema, pulire la mente per comprendere che la felicità non può dipendere dagli altri».
La guerra e la crisi stanno peggiorando lo stress?
«Purtroppo sì. Per questo stiamo lavorando molto anche in Ucraina e Russia, per incoraggiare le persone a meditare. Le ricerche hanno dimostrato che quando la meditazione trascendentale è praticata da larghi gruppi di persone, si hanno ricadute positive su tutta la società. Città “nervose” come Roma, per esempio, beneficerebbero di gruppi di meditazione».
Ma come funziona?
«Insegniamo una tecnica vecchia di migliaia di anni, che addestra la mente a resettarsi naturalmente: ci si sente più calmi, una sensazione simile a quella che si prova prima di addormentarsi. È un processo semplice e naturale.
Che differenza c’è con la meditazione “normale”?
«La meditazione classica forza la mente alla concentrazione: si può meditare anche solo guardando un quadro o osservando la fiamma di una candela. La meditazione trascendentale va oltre, lavorando sui meccanismi interni del pensiero».
È un metodo scientifico?
«Scientifico, sistematico, studiato. La scienza non riguarda solo il corpo. Esiste anche la scienza della mente. E non ha niente di religioso: non dipende da un credo e non insegniamo come entrare in contatto con Dio».
Quanto occorre praticare?
«Venti minuti la mattina, dopo la doccia. E venti minuti la sera, prima di cena».
Si può imparare da soli?
«No, serve un insegnante. Ma si impara velocemente, bastano un paio d’ore al giorno per quattro sedute. Una volta imparato, è semplicissimo».
Che ne pensa delle app gratuite per meditare?
«Servono a dare buoni consigli, come quelli di una madre: rilassati, prendi il tuo tempo, respira bene. Niente a che vedere con il superamento trascendentale dei limiti della mente».
Perché le star di Hollywood ricorrono alla meditazione?
«Perché hanno anche più problemi di noi, ma sono bravi a nasconderli. Sanno che in pubblico devono sorridere, sembrare equilibrati e felici. Alcuni di loro lo sono. Altri soffrono l’esposizione. Tra i nostri sostenitori ci sono Paul McCartney, Hugh Jackman, e naturalmente David Lynch. È il più appassionato di tutti».
Prima della meditazione: cosa fare per ridurre lo stress?
«Avere una sana routine. Dormire alla stessa ora, cenare presto, mangiare sano, fare esercizio fisico, respirare bene, camminare. Cose semplici. E non rispondere subito alle email. Prima di premere “invio”, prendetevi due minuti. Mandare e-mail d’istinto produce una quantità di stress inimmaginabile».
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