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Gli uomini non amano andare dal medico e quando lo fanno, gli nascondono tante cose.
A rivelarlo è una recente indagine della Cleveland Clinic (Usa) realizzata nell’ambito della campagna educativa “MENtion It”: il 65% evita di andare dal medico il più a lungo possibile, mentre il 37% confessa di avergli nascosto sintomi importanti perché non si sentiva pronto ad affrontare una diagnosi di malattia. A preoccuparli è soprattutto un eventuale tumore (38% degli intervistati) e la salute sessuale (32% delle risposte). Ma la strategia dello struzzo, cioè nascondere la testa sotto la sabbia, espone a rischi seri. E questo vale per un infarto, come per un disturbo urologico. Molti cercano di autoconvincersi che il problema passerà da solo. E dietro questa motivazione si nasconde il terrore di scoprirsi vulnerabili. Per fortuna ci sono le donne, che oltre a preoccuparsi della propria salute, si prendono cura anche di quella dei mariti, dei fratelli, dei padri, come dei figli. Per questo, una ventina di anni fa, in Australia è nato il “Movember” il Movimento dei baffi che si occupa della salute maschile. E, nel novembre di ogni anno, organizza campagne di sensibilizzazione perché l’attitudine maschile nei confronti della prevenzione e delle cure cambi (https://ex.movember.com/it/).
LA ROUTINE CHE NON C’È
Le paure più grandi al maschile sono legate in particolare ai problemi urologici. L’ipertrofia prostatica benigna ad esempio interessa oltre 6 milioni di italiani over 50; ma la metà di questi ne ignora i sintomi (alzarsi più volte la notte per urinare, urgenza di vuotare la vescica, getto di urina sempre più debole) e non si rivolge al medico, anche perché la visita urologica è ancora vissuta da molti come un tabù. Ma andare dall’urologo e dall’andrologo dovrebbe diventare per gli uomini una routine, come lo è per le donne andare dal ginecologo.
L’ADDIO ALLA LEVA: LE RICADUTE
I problemi della salute maschile non riguardano solo gli adulti. Dal 2005 in Italia è stato abolito il servizio di leva e con questo è venuta meno anche l’occasione di uno screening andrologico per migliaia di ragazzi. Un mancato appuntamento con la prevenzione dal quale derivano ricadute negative. Come un aumento dei casi di infertilità maschile, legati spesso alla mancata individuazione di un varicocele (vene varicose nel sistema di drenaggio venoso testicolare che possono provocare un modesto aumento di temperatura locale, che danneggia gli spermatozoi) o del criptorchidismo (uno o entrambi i testicoli sono ritenuti in addome). E aumentano anche i riscontri tardivi di un restringimento del prepuzio (la cosiddetta fimosi) che può portare a problemi flogistico-infettivi e conseguenti danni alla vita sessuale. Infine c’è il problema delle malattie a trasmissioni sessuale. L’unico dato positivo in questo settore è la recente estensione della vaccinazione anti-papilloma virus (Hpv) nei maschi, che si spera possa portare, così come è accaduto nelle donne, a una riduzione delle neoplasie correlate a questa infezione.
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