Francesco Marabotto il rigore del giornalismo scientifico

Francesco Marabotto
ROMA Per chi, da oltre vent'anni scrive di Medicina e Sanità, sarà difficile d'ora in poi continuare a lavorare sapendo che Francesco Marabotto non c'è più....

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ROMA Per chi, da oltre vent'anni scrive di Medicina e Sanità, sarà difficile d'ora in poi continuare a lavorare sapendo che Francesco Marabotto non c'è più. Romano, 59 anni a luglio, giornalista per 25 all'Agenzia Ansa ha seguito i fatti più importanti che riguardano del settore. La gavetta se l'è fatta tutta in redazione. Fino a diventare il caporedattore del servizio Specializzati (oltre la Medicina e Sanità anche scienza, ambiente, motori, turismo, terra e gusto). Per una vita ha raccontato i mutamenti della ricerca, i successi dei laboratori, gli scandali, la politica sanitaria, le battaglie sindacali in corsia. Ha seguito l'Aids fin dai primi casi, la vicenda Di Bella, quella di Stamina.


Rigoroso e attento Francesco Marabotto è stato il maestro per una generazione di giornalisti e comunicatori della Medicina e della Sanità. Un maestro garbato ma fermo. Andare a seguire i congressi all'estero con lui era impegnativo perché addentava tutte le notizie, non mollava mai. I suoi obiettivi: valorizzare la ricerca ma, soprattutto dare informazioni ai malati. Lui paziente e giornalista. Niente sensazionalismi né false speranze.

Francesco aveva due grandi doti: sapeva ascoltare e sapeva ridere. Ironico e autoironico. Poco più di un mese fa, qualche giorno prima di Natale, passeggiavamo nei vialetti dell'univrsità La Sapienza dopo aver consegnato il premio Riccardo Tomassetti a giovani giornalisti scientifici.«Che dici - scherzò - possiamo sembrare degli studenti?». «Mi sa di sì» gli risposi ridendo. E lui sorrise calcandosi sulla fronte il cappelletto di lana come un ragazzo. Ciao, Francesco Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero