C'è un paradosso nell'andamento della pandemia a Milano e in Lombardia. Ieri l'Istituto superiore di sanità ha diffuso i dati aggiornati sull'indice...
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OSPEDALI
Se entriamo negli ospedali emerge con ancora più forza un elemento: pensare che le regole che valgono in Lombardia debbano essere applicata anche all'estetista di Enna o al barbiere di Amelia, appare bizzarra. In Italia ci sono ancora 1.168 pazienti in terapia intensiva, ma il 35 per cento è concentrato in Lombardia; si sfiora il 40 per cento se si guarda ai ricoveri negli altri reparti. Si dirà: magari a Milano e in Lombardia, dopo i picchi delle settimane scorse, c'è una tendenza al ribasso. No. Nell'ultima settimana la Lombardia ha avuto un incremento dei casi positivi del 4,9 per cento, tutta l'Italia del 3,75. Chiaro? In Lombardia l'incremento dei casi è stato molto più pesante del dato italiano.
Parlando a SkyTg24, il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ieri ha spiegato: «Saremmo irresponsabili se non mettessimo nel conto la possibilità di un secondo lockdown». Ma resta il mistero di Milano e della Lombardia: nonostante una così prolungata chiusura, i numeri aumentano marcatamente. Prendiamo la sola Milano: non è la provincia con più casi positivi in base alla popolazione, ma è quella con la curva di crescita tra le più evidenti. Sembra inarrestabile il contagio, eppure siamo a due mesi dal lockdown. A Milano siamo già a quota 21mila contagiati, significa circa il 10 per cento di tutto il Paese. In sintesi: su 10 italiani infetti, almeno uno abita a Milano. Soffermandosi a ieri: + 201, con un incremento rispetto al giorno precedente quando i nuovi casi positivi erano stati 182. Questo è il dato provinciale, ma se si stringe il cerchio sulla città, restano comunque 101 casi. Cosa significa? Il 15 per cento dei nuovi casi in Italia sono concentrati nella sola Città metropolitana di Milano, che da sola ha più o meno gli stessi nuovi casi positivi di Emilia-Romagna, Lazio e Veneto messe insieme. Qualcosa non torna. Ci sono decine di testimonianze di chi a Milano e in Lombardia, con sintomi evidenti, per settimane ha atteso il tampone. Difficile pensare a una fase due omogenea se ogni giorni la Lombardia ha più casi positivi di tutte le altre regioni messe insieme. Prima o poi l'estetista di Enna e il barbiere di Amelia cominceranno a farsi delle domande.
Il Messaggero