Linfoma non-Hodgkin, un nuovo anticorpo monoclonale per la cura approvato dall'Aifa

Milano, 8 feb. (askanews) - Nuove possibilità di cura per il linfoma diffuso a grandi cellule B: l'AIFA ha infatti approvato polatuzumab in combinazione con il regime...

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Milano, 8 feb. (askanews) - Nuove possibilità di cura per il linfoma diffuso a grandi cellule B: l'AIFA ha infatti approvato polatuzumab in combinazione con il regime chemioterapico R-CHP per il trattamento dei pazienti adulti. "Il linfoma, a grandi cellule B - ha detto ad askanews il professor Maurizio Martelli dell'Università La Sapienza di Roma e Azienda Policlinico Umberto I - è una malattia neoplastica del linfocita a cellule B. È la forma di linfoma più frequente che abbiamo, corrisponde a circa il 30% di tutti i linfomi, ed è una forma di malattia aggressiva e mortale se non curata adeguatamente".

 

Lo studio POLARIX ha dimostrato che polatuzumab in combinazione con R-CHP riduce il rischio di progressione della malattia, ricaduta o morte del 27% rispetto allo standard di cura, con un profilo di sicurezza comparabile. "È una nuova molecola biologica - ha aggiunto Martelli -, un anticorpo monoclonale immunoconiugato. Questo vuol dire che rispetto agli anticorpi monoclonali meno recenti, che noi conosciamo, oltre a riconoscere l'antigene di superficie del linfocita B, antigene CD20, riconosce un antigene diverso, CD79A, e al suo interno ha un farmaco chemioterapico. Quindi riconoscimento dell'antigene, penetrazione nella cellula e scarico del farmaco".

 

La novità terapeutica, che è stata presentata a Milano, è stata accolta con soddisfazione e speranza dalle associazioni di pazienti del linfoma non-Hodgkin. "Per i pazienti - ci ha spiegato Rosalba Barbieri, vicepresidente nazionale di AIL - è importantissimo, perché arriva dopo molti anni dall'ultima terapia innovativa che era stata introdotta. Quindi per questo tipo di malattia per il paziente che aveva ormai poche speranze e correva il rischio di recidiva si apre tutto uno scenario nuovo".

 

Ogni anno si contano oltre 500mila nuove diagnosi della malattia a livello mondiale e circa 13.200 in Italia e per circa 20 anni le opzioni terapeutiche hanno fatto pochi progressi, per questo la ricerca farmaceutica è fondamentale. "L'ematologia - ha detto Federico Pantellini, Medical Affair Lead di Roche Italia - rappresenta un'area molto importante per Roche, siamo impegnati nelle sperimentazioni i cliniche ormai da tanti anni, per cercare di portare soluzioni innovative per i pazienti affetti da linfomi in particolare. Attualmente stiamo conducendo 25 sperimentazioni nell'ambito dell'oncologia ematologica, coinvolgendo circa 800 pazienti e con un impegno che crescerà nel corso del tempo".

 

La ricerca oggi punta anche sugli anticorpi bispecifici, pure per altre forme aggressive di linfomi, nell'ottica di migliorare le prospettive di cura e di vita.

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Il Messaggero