La depressione, da malattia dell'interiorità a disturbo sempre più legato alla performance: cresce il numero degli uomini che chiedono aiuto ma la patologia...
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Obiettivo: esplorare i diversi modi in cui la psicopatologia e la psichiatria entrano nelle complessità e nelle difficoltà del vivere contemporaneo. »Il benessere mentale sembra una meta che si allontana sempre più sotto la spinta di nuove paure, dell'insicurezza e della perdita di fiducia - commenta Alberto Siracusano, presidente SOPSI - il futuro della società è determinato dal benessere psicofisico dei propri giovani«.
Novità, anche nell'ambito terapeutico, sono state presentate durante il congresso. Uno studio pubblicato su “Lancet” ha analizzato gli effetti delle cure antidepressive prescitte in questi ultimi anni: i risultati sembrano essere particoalrmente soddisfacenti. La firma del lavoro è quella di Andrea Cipriani che, dopo 10 anni come docente di psichiatria all'Università di Verona è ora ricercatore della Oxford University. Nel Regno Unito è stato il primo autore dello studio internazionale (che ha coinvolto altri studiosi tra cui americani, francesi, tedeschi, giapponesi) che
ha messo sotto la lente d'ingrandimento questo genere di molecole. La ricerca, che ha affrontato il tema della loro
efficacia, ha analizzato i dati di 522 studi che sono stati condotti su 116.477 persone.
Gli studiosi hanno concluso le loro analisi sostenendo che i 21 antidepressivi più comuni sono risultati più efficaci nella riduzione della depressione acuta rispetto a farmaci placebo. Alcuni principi attivi come agomelatina, amitriptilina, escitalopram, mirtazapina, paroxetina, venlafaxina e vortioxetina si sono rivelati tra i più efficaci. Il disturbo depressivo maggiore è uno dei disturbi psichiatrici più comuni negli adulti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero