Le abitudini sono dure a morire e staccarsene è faticoso. Lo dimostrano gli italiani che continuano a mangiare, fumare e infischiarsene dell'attività fisica...
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È alto invece l'allarme per la mortalità da infezioni contratte in ospedale: si è passati da 18.668 decessi del 2003 ai 49.301 del 2016, e l'Italia praticamente conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. «C'è una strage in corso, migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l'idea che si tratti di un fatto ineluttabile», ha commentato Walter Ricciardi, direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute, alla presentazione del 16mo Rapporto Osservasalute 2018.
L'altro forte preoccupazione riguarda l'invecchiamento della popolazione: nonostante l'Italia sia uno dei Paesi più longevi, è anche vero che gli anziani non hanno a disposizione un'assistenza adeguata e che le malattie croniche richiedono una spesa sanitaria che al momento non è sufficiente. In sostanza, gli over 65 trascorrono più tempo dei coetanei europei in cattiva salute e a differenza che in Svezia o Germania, da noi non ci sono strutture residenziali e personale a domicilio che soddisfino la richiesta. Attualmente la gestione delle malattie croniche che riguarda soprattutto gli anziani incide per circa l'80% dei costi del Servizio Sanitario Nazionale. Nel 2017, gli ultra 65enni erano oltre 13,5 milioni, il 22,3% della popolazione totale.
Le proiezioni dell'Istituto Nazionale di Statistica mostrano che questa fascia di popolazione nel 2028 arriverà al 26,0%, pari a poco più di 15,6 milioni di abitanti, mentre nel 2038 saranno oltre 18,6 milioni, il 31,1% degli italiani.
Il Messaggero