L'Italia è un paese longevo, ma in molti casi gli anziani sono fragili, con più di una malattia, una ridotta autosufficienza e molti farmaci da assumere. Sono 14...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
A evidenziarlo è prima indagine sulla continuità assistenziale in Italia, curata per Italia Longeva, Rete nazionale di ricerca sull'invecchiamento e la longevità attiva, da Davide Vetrano, geriatra dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e ricercatore al Karolinska Institute. I dati del ministero della Salute ripresi in occasione della presentazione dell'indagine indicano che solo il 2% degli over-65 è stato accolto in Rsa, residenze sanitarie assistenziali, e solo 2,7 anziani su 100 hanno ricevuto cure a domicilio «con incredibili divari regionali: in Molise e in Sicilia più del 4% degli anziani può contare sul servizio, mentre in Calabria e Valle d'Aosta si stenta ad arrivare all'1%». «L'assistenza domiciliare - spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva - che in Italia cresce troppo lentamente, più lentamente di quanto crescano i cittadini che ne avrebbero bisogno, è il vero cortocircuito di una buona continuità assistenziale.È evidente il ritardo dell'Italia: per ogni ora erogata, all'estero si arriva anche a 8-10 ore».
Uno dei temi al centro dell'indagine è chi si prenda cura dei pazienti anziani, con malattie croniche, in particolare quando i reparti sono sovraffollati o c'è una piccola emergenza e correre al Pronto Soccorso sarebbe eccessivo. La risposta è proprio che c'è una “terra di mezzo” in grado di rispondere ai bisogni: la continuità assistenziale.
La ricerca si sofferma su 17 tra esperienze virtuose in Aziende sanitarie locali e ospedaliere in otto regioni: Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Umbria. Otto best practice di gestione delle dimissioni difficili e 9 modelli efficienti di organizzazione delle reti territoriali. Italia Longeva nell'indagine si sofferma su 4 dei percorsi terapeutico-assistenziali più complessi, che riguardano pazienti con demenza, Parkinson e piaghe da decubito. Nelle buone pratiche di continuità assistenziale analizzate, uno dei protagonisti è il medico di medicina generale, che opera in sinergia con altri colleghi e indossa il camice del medico di reparto (come nel caso degli Ospedali di comunità). E l'ospedale? Si occupa delle emergenze e delle patologie acute, ma nelle buone pratiche dialoga pure con il territorio per la gestione del rientro in comunità. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero