Influenza aviaria nei bovini, basso rischio in Europa. Il dottor Terregino: «Non bisogna abbassare la guardia»

Non solo i bovini ma si è aggiunto anche un caso di una capra in un allevamento nel Minnesota

L’allarme sull’influenza aviaria che è stata rilevato negli allevamenti dei bovini negli Stati Uniti è arrivato anche in Italia. Al...

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L’allarme sull’influenza aviaria che è stata rilevato negli allevamenti dei bovini negli Stati Uniti è arrivato anche in Italia. Al momento non sembra esserci grande preoccupazione perchè secondo il Centro di Controllo e prevenzione delle malattie statunitensi un rischio di contrarre questo virus nell'essere umano al momento è molto bassa. I medici comunque consigliano di non abbassare la guardia.

Aviaria, casi in aumento e salto di specie tra i bovini

Il rischio

Il rischio di contrarla al momento sembra essere basso visto che il virus A/H5N1 è stato scoperto nel latte prodotto dalle mucche e grazie al processo di pastorizzazione si elimina quasi completamente il rischio di contrarre il virus.

I casi

Non solo i bovini ma si è aggiunto anche il caso di una capra in un allevamento del Minnesota dove era stato riscontrato un focolaio nel pollame. l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e la European Food Safety Authority (Efsa), in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, ha detto che: «Se i virus dell’influenza aviaria A/H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala».

Calogero Terregino, direttore del Centro di Referenza Europeo per l’Influenza Aviaria presso l'IZSVe

La situazione in Italia

Secondo il dottor Calogero Teregino,  direttore del Centro di Referenza Europeo per l’Influenza Aviaria presso l'IZSVe, ritiene che il rischio di contrarla al momento è molto basso ma comunque non bisogna abbassare assolutamente la guardia. Al momento inoltre non sembrano essere stati ancora casi in Europa ne episodi di contrazione del Virus per via aerea, inoltre dice che: «Sebbene siano stati identificati cambiamenti minori nella sequenza del virus identificato nell’uomo rispetto a quelle riscontrate nei bovini, entrambe le sequenze mantengono le caratteristiche genetiche tipiche dei virus aviari e per la maggior parte mancano di mutazioni che li renderebbero più adatti ad infettare i mammiferi. Date le caratteristiche genetiche di questo ceppo, l’attuale rischio per la popolazione umana rimane basso».

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Il Messaggero