Non solo medici, servono più assunzioni di infermieri

Non solo medici, servono più assunzioni di infermieri
Non è surreale sottolineare che nella sanità italiana la priorità da tempo riguarda la drammatica voragine legata alla carenza di infermieri e che siamo di...

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Non è surreale sottolineare che nella sanità italiana la priorità da tempo riguarda la drammatica voragine legata alla carenza di infermieri e che siamo di fronte a un dramma irrisolto.

Il nostro sindacato, che ogni giorno vive da vicino la realtà dei disagi del personale sanitario, guardando negli occhi infermieri e ostetriche nelle corsie degli ospedali, ha offerto e continua a offrire alla collettività uno sguardo equilibrato sui fatti. In questo caso, in merito alla decisione del ministro dell’Università Anna Maria Bernini, di aumentare da subito i posti al corso di laurea in Medicina e Chirurgia (4 mila in più da questo settembre), che a quanto ci risulta potrebbero raggiungere quota 30 mila in più entro il 2030, abbiamo sentito il dovere di sottolineare il nostro punto di vista. In Italia mancano prima di tutto gli infermieri e questo è un dato di fatto. I recenti dati dell’Ufficio di statistica del ministero della Salute, aggiornati al 2021, confermano che la sanità italiana è formata per oltre il 50% da infermieri, professionisti che, oggi, continuano a mancare come il pane da Nord a Sud, e che hanno uno stipendio tra i più bassi d’Europa. Il 72,5% dei dipendenti del servizio sanitario appartiene al ruolo sanitario, il 17,7% al ruolo tecnico (analisti, statistici, sociologi, assistenti sociali, etc.), il 9,6% al ruolo amministrativo e lo 0,2% a quello professionale (avvocati, ingegneri, architetti, etc.). Con particolare riferimento al ruolo sanitario, il 59,2% è rappresentato da infermieri (circa il 70% è donna), il 22,9% da medici e odontoiatri e il 17,9% da altre figure professionali sanitarie (dirigenti professioni sanitarie, personale tecnico-sanitario, personale funzioni riabilitative, personale vigilanza e ispezione). Dai dati che abbiamo davanti emerge un piccolo aumento del personale sanitario, ma non siamo certo di fronte al picco di assunzioni capillari di cui la nostra Sanità aveva e ha bisogno. Tra il 2019 e il 2021, con lo scoppio della pandemia, è cresciuto il personale dipendente a tempo indeterminato del Ssn di 13.660 unità tra personale sanitario, tecnico e amministrativo. In totale un irrisorio 2,2%. Insomma, nessun boom di assunzioni a tempo pieno. Fughe di giovani all’estero, dimissioni volontarie e pronto soccorso allo sbando: sono contenuti inconfutabili che raccontano di un gap strutturale tra 65 e 80 mila professionisti.

*Presidente Sindacato infermieri italiani Nursing up

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Il Messaggero